Le carte su Toti: non ha favorito gli affari di Spinelli

Basta leggere le carte. E per di più quelle dell'accusa. Perbacco. Senza sentire le voci della difesa che, come sempre avviene, non hanno alcun diritto di tribuna

Le carte su Toti: non ha favorito gli affari di Spinelli

Basta leggere le carte. E per di più quelle dell'accusa. Perbacco. Senza sentire le voci della difesa che, come sempre avviene, non hanno alcun diritto di tribuna. E capire il teorema che stanno costruendo i magistrati contro Giovanni Toti. Seguiteci. Abbiamo letto le carte per voi. E sintetizzato. Anche se oltre al faldone 8 (654 pagine) ci sarà molto di più.

Basti pensare che la Procura ha prodotto novemila pagine di incartamento, motivo per il quale oggi Giovanni Toti non potrà che fare scena muta all'interrogatorio di garanzia.

Partiamo da una delle accuse per cui Giovanni Toti è agli arresti. Trascrivo, è accusato: «di velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent'anni della concessione del Terminal Rinfuse alla TERMINAL RINFUSE GENOVA S.r.l. (controllata al 55% dalla SPINELLI S.r.l.) pendente innanzi al Comitato di Gestione dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, approvata il 2.12.2021».

Secondo l'ordinanza, il comitato elettorale di Toti ha ottenuto un contributo di 40mila euro, in quattro tranche, da società del gruppo Spinelli dopo l'approvazione della pratica. Questo è vero. Vale solo la pena ricordare che questi contributi saranno poi usati per la campagna elettorale del sindaco di Genova, Bucci, che si sarebbe tenuta dopo pochi mesi. Spinelli, ma questo non c'è nell'ordinanza, aveva finanziato pubblicamente il comitato Toti, come altri partiti politici, in numerose occasioni, sin dal 2015. E giova ricordare come Toti-Bucci non siano componenti di un partito nazionale: e, dunque, i soldi per le campagne sono solo quelli che riescono a rimediare con i loro comitati elettorali. Singolare idea del corruttore: prende soldi da spendere per l'elezione di un sindaco che non è lui e, per di più, lo fa con bonifici registrati e di pubblico dominio.

Ma mettere in connessione le due cose è pazzesco. Tanto incredibile quanto leggere che questa vicenda parte ad ottobre del 2021 e si conclude appunto a dicembre del 2021. E l'arresto è del maggio del 2024. Nessuno pensa di spiccare un mandato di arresto o inviare un avviso di garanzia, per una vicenda che, come ricordano le carte, aveva già avuto una grande eco mediatica e si era conclusa a dicembre del 2021? Vi segnalo che Giovanni Toti e un'altra dozzina di persone non solo erano costantemente intercettate, ma anche pedinate. La procura seguiva Toti anche al ristorante per verificare con chi si vedesse. Quattro anni di Grande Fratello (l'indagine parte nel 2020) che hanno portato a quello che scriverò tra poco.

Oggi si procede all'arresto di Toti perché si ritiene che possa, in fase elettorale, farsi ulteriormente corrompere. Ma, secondo la tesi della stessa accusa, dopo il terminal di Spinelli, Toti avrebbe commesso ulteriori reati. Dunque non si capisce bene perché si proceda all'arresto oggi, quando arrestandolo (nella logica dei magistrati) dopo l'affare Spinelli si sarebbero evitati ulteriori reati.

Vi facciamo un esempio che spiega molto. C'è uno dei cinque componenti del comitato di gestione dell'Autorità Portuale, che deve decidere se approvare la concessione trentennale, che si chiama Andrea La Mattina. È stato nominato dalla Regione, cioè da Toti. Ma nessuno può definirlo un suo fedelissimo: è un avvocato dello Studio Bonelli Erede. Top.

Si deve discutere della concessione trentennale di un terminal fondamentale del porto (Rinfuse) in mano alle società di Spinelli. La Mattina ha delle perplessità sulla durata della concessione. Anche perché, con la realizzazione della famosa Diga Foranea che permetterà l'arrivo di grandi navi, sono spazi che potrebbero essere usati alternativamente nel futuro. Su questo rinnovo i due armatori più presenti nel porto, Aponte e Spinelli, non sono allineati. E gli uffici tecnici dell'Autorità portuale avevano previsto un rinnovo per quarant'anni.

Toti chiama La Mattina. Cosa ancora lecita. È intercettato. Si danno appuntamento per colazione. È il 13 ottobre del 2021. Li seguono, e la polizia giudiziaria verifica il loro incontro. Da quel momento in effetti la posizione di La Mattina cambia e diventa più possibilista sull'approvazione della concessione, anche perché nel contratto verrà inserita una clausola capestro (ma di questo ne parleremo dopo).

Ma il punto sostanziale è che La Mattina, anche lui intercettato, subito dopo l'incontro con Toti, parla con un altro commissario, Rino Canavese (ricordate il nome), che è contrarissimo. E (pag. 148 dell'ordinanza) dice esplicitamente: «Non ho avuto pressioni da Toti, ma mi è stato presentato finalmente un po' meglio il contesto». La stessa dichiarazione di La Mattina è contenuta in un'altra parte dell'ordinanza a pagina 151 in cui La Mattina ribadisce di non aver avuto pressioni anche dal terzo Commissario, Carozzi (quota sindaco di Genova Bucci), molto incerto anch'egli sulla questione.

Per farla breve. Il rappresentante della Regione, La Mattina, che Toti non conosceva così bene, si vede con il presidente della Regione che gli spiega la ratio delle concessioni portuali dal punto di vista dello sviluppo della Città, senza fare alcuna pressione.

Qualcuno può pensare che ci sia qualcosa di illecito in questo comportamento?

Ma La Mattina non si ferma qua. Sempre leggendo le carte della sola accusa, scopriamo che si spende per far sì che venga inserita una clausola di Change of control, in buona sostanza una clausola che permetterebbe all'Autorità di rivedere e rimettere in discussione la concessione in caso di cambio della proprietà del gruppo Spinelli e anche in caso di cambio radicale della struttura del porto. Insomma, la costruzione della Diga. La concessione è già stata ridotta a trent'anni, dieci meno di quanto era ipotizzato in funzione degli investimenti previsti, e con la clausola si sarebbe potuto rivedere tutto quando la Diga fosse stata completata. Una mediazione tra le posizioni iniziali di Aponte e Spinelli.

La situazione va in stallo. Fino a quando la clausola diventa di cambio di destinazione (dunque proprio quella che riguarda la costruzione della Diga). Da segnalare anche una intercettazione in cui il sindaco Bucci dice che Toti era in freddo con l'imprenditore Spinelli, perché si era accorto di quanto fosse in contatto con «Burlando e compagnia», esponenti del Pd, che lo avevano preceduto alla guida di Genova.

L'ordinanza non fa che raccontare le perplessità di due commissari e la certezza granitica di uno solo, che era contrario, su questa delibera. Immagino che siano dinamiche che esistono in qualsiasi organo collegiale. E a ciò si aggiunga che solo un commissario, quello che ha votato contro, non voleva discutere: tutti gli altri avevano solo necessità di capire ed essere resi partecipi, come è scritto in numerose intercettazioni.

Toti e Bucci sono figure laterali in questo processo di decisione: non votano e non hanno alcuna arma sostanziale di pressione sui due commissari da loro stessi nominati. Erano a favore del rinnovo per trent'anni? Certo. E ci mancherebbe altro che non avessero un'idea strategica sulla più importante impresa di Genova e della Liguria.

Alla fine la delibera è passata con i voti di La Mattina e Carozzi e del presidente. Contrario il solo Canavese. Ma ciò che conta è che nell'ordinanza ci sono intercettazioni in cui lo stesso presidente considerava «troppo onerosa» per Spinelli quella clausola inserita. E lo stesso Spinelli, intercettato come si legge a pagina 191, dice: «volevo ringraziarti, nonostante quello che avete scritto», parlando con il presidente e riferendosi alla clausola inserita. Spinelli fa un'affermazione fortissima inoltre sul commissario dissenziente, e cioè Canavese (pagina 192), sostenendo che lavori per un altro gruppo e per un porto concorrente (Savona) e per questo non voleva la proroga della concessione. Ma su questo ovviamente non vogliamo entrare.

La morale è che Toti è agli arresti per aver parlato con un commissario, senza fargli alcuna pressione per affermazione dello stesso commissario, ma per essersi adoperato, con gli strumenti indiretti di cui disponeva, nel raccontare il progetto del Porto. A ciò si aggiunga che i commissari di Toti e Bucci hanno inserito una clausola che il concessionario considera «brutta» e che originariamente non era prevista.

PS Questa ricostruzione è più che parziale.

È come correre i cento metri partendo cinque secondi dopo. Non disponiamo delle carte della difesa. Non abbiamo testimonianze delle parti accusate. Non conosciamo l'esito delle telefonate nella loro interezza, ma solo negli stralci resi pubblici.

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