Cronache

Parlano le "ragazze" di Genovese: "Feste? Ecco cosa succedeva..."

Per la prima volta, racconta la sua verità la ragazza abusata dall'imprenditore Alberto Genovese. Ma oltre alle sue parole vengono fuori anche quelle di altre protagoniste di queste feste

Parlano le "ragazze" di Genovese: "Feste? Ecco cosa succedeva..."

Parla, per la prima volta a Live Non è la d’Urso, la modella di 18 anni scappata dall’attico di Alberto Genovese dove sarebbe stata torturata e violentata per 24 ore durante uno dei tanti party che l’imprenditore dava nel suo attico al centro di Milano nella famosa terrazza “sentimento”. I fatti sono ormai noti a tutti: la ragazza, arrivata verso le 20,30 al party insieme ad un’amica, rimane sola e viene invitata dal padrone di casa nella camera "segreta" dove rimarrà per 24 ore. legata mani e piedi al letto in uno stato di semi incoscienza e costretta ad assumere droga mentre Genovese avrebbe abusato di lei.

Quando la ragazza riesce a scappare, Genovese cerca di cancellare la registrazione video della serata e, soprattutto, di quella "camera delle torture" dove erano presenti molte telecamere. Nonostante il tentativo di occultare le presunte violenze, una copia arriva comunque agli inquirenti. Arrivata al pronto soccorso, la giovane viene poi ricoverata con 18 lesioni. "Mai visto nulla del genere", racconta il medico che l'ha soccorsa. I primi due elementi che emergono, portati alla luce da Giuseppe Cruciani, rigurdano l'abuso di Genovese che, nel caso venisse confermato, va "punito con il massimo della pena" e la consapevolezza che persone andassero a quei party per assumere cocaina ed altre sostanze stupefacenti che venivano offerto su vassoi d’argento: "Metteva le ragazze in una situazione di sudditanza dovuto allo stordimento delle droghe", dice Cruciani.

Se vogliamo, è anche questa la difesa di Genovese che, durante il colloquio con gli inquirenti, ha ammesso di consumare dai 3 ai 5 grammi di cocaina al giorno. “Non ho la percezione tra legalità e illegalità quando assumo droga - sono le sue parole - ma per il resto sono una brava persona. Io non volevo fare del male alla ragazza nella mia percezione stavo passando una bella serrata con una persona che amavo”.

Dichiarazioni choc come detto da Carmelo Abate che però sottolinea che in ogni caso si tratta di stupro, perché nulla, neanche se ci fosse stata la volontà della ragazza di drogarsi, giustifica quello che Genovese ha fatto. Alba Parietti conosce l’imprenditore perché una sua ex fidanzata è la figlia di una sua cara amica e la showgirl lo ha incontrato durante una vacanza in montagna. “Simpatico, conviviale e troppo generoso - dice di lui - ma era la scena di un film che io avevo già visto nella mia vita, con lui circondato da tante persone solo perché ricco e sapevo che questa cosa non sarebbe andata a finire bene”.

Quello che viene aperto è un vero e proprio vaso di Pandora da cui ora escono molte altre testimonianze, come quella di un’altra ragazza che ha spesso frequentato queste feste. "Ogni settimana ci sono almeno quattro, cinque di questi party - racconta - dove ci sono tante ragazze e uomini facoltosi. Da quanto hanno chiuso i locali ci sono queste feste. Esiste anche una chat dove noi modelle veniamo avvertite e poi dopo decidiamo se andare o meno come ragazze immagine. Io venivo pagata 300 euro. Può capitare poi che all’interno ti fanno le proposte di altro genere ma poi sta a te decidere se accettare o meno. Sotto una scalinata vicino alla stazione di Milano c’è addirittura un bunker dove dentro c’è di tutto".

Dichiarazioni che lasciano a bocca aperta, anche se secondo Cruciani si tratta “di uno scambio, tra droga e prostituzione, ma la differenza è che in questo caso c’è una volontà, nel caso Genovese no”. Arriva un'altra intervista, quella di Daniele Leali, un amico di Genovese che racconta che quella dove la ragazza sarebbe stata stuprata: "Era una serata tranquilla, dove si stava bene. Io ho invitato una parte delle persone, altri nomi me li aveva dati Genovese. Per quanto riguarda la droga ognuno si organizzava. Questa ragazza era già venuta alle sue feste. Lui, anche se era fidanzato, faceva sempre un po’ di tira e molla. Quando l’ho sentito il giorno dopo, mi ha detto che era anche un po’ mezzo invaghito di lei tanto che mi chiese se si poteva organizzare un weekend a Londra”. Ma la sua dichiarazione viene smentita da Repubblica che ha raccolto la testimonianza di una ragazza che dice che era lo stesso Daniele portava i famosi vassoi pieni di cocaina.

Entra poi Simone Bonini, il bodyguard che era a protezione della porta all’interno della quale in cui si sarebbe consumata la violenza. “Io ero stato assunto per proteggere le cose di valore che c’erano in casa e quella sera non dovevo far entrare nessuno da quella porta”. “Neanche l’amica che era venuta a cercare la ragazza perchè voleva and via?, chiede Barbara D'Urso: “Sì, le ho detto di chiamarla, non pensando però che i tutti i telefoni degli ospiti venivano requisiti prima di entrare alla festa”. Il bodyguard ricorda poi la ragazza: “Io non conosco nessuno a quelle feste, mi ricordo per che quando è entrata era serena. Per me era tutto normale era una festa ma non sapevo nulla di quello che succedeva dentro, sue avessi sentito urla sarei assolutamente entrato ma la musica era altissima”.

La testimonianza più terribile è quella di Vania (il nome è di fantasia) ovvero la ragazza abusata che è ancora molto provata da quello che è successo, tanto da non volersi mostrare ma raccontare solo a voce la sua verità. “Dopo la notizia dell’arresto di Genovese - dice - ho iniziato a leggere tante cose. La cosa che mi fa più male sono i commenti di alcune persone che mi danno la colpa o di giustificare quello che mi è stato fatto. Quelle ore di paura che ho vissuto non si possono immaginare. Ho temuto e ho rischiato di morire. Ho avuto paura di non rivedere mia mamma mio padre. Io che sono la vittima, mi sono sentita più volte attaccata e offesa e questa è un’ulteriore violenza mediatica e chiedo un po’ di umanità. Al momento sono in cura da alcuni psicologi perché sono fragile e tutto questo odio nei miei confronti mi fa stare male. Sono una ragazza di 18 anni che ha appena finito gli studi ed essere associata ad una escort mi fa stare male. Io non ho mai ricevuto denaro, andavo lì per divertirmi e mi sono ritrovata a vivere un inferno. Chiedo di essere lasciata in pace per favore.

Grazie Barbara per la delicatezza con cui avete interagito con me”.

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