Cronache

"Laura Ziliani voleva ucciderci": l'accusa choc del "trio hot"

Silvia e Paola Zani, insieme con Mirto Milani, affermano di aver ucciso Laura Ziliani perché la vigilessa stava tentando di ammazzarli a propria volta

"Laura Ziliani voleva ucciderci": l'accusa choc del "trio hot"

Le confessioni dei tre accusati dell’omicidio di Laura Ziliani sono scioccanti per molti motivi. Sono state rese note le parole di quello che è stato chiamato “trio hot”, per via di una presunta relazione dell’uomo con le due sorelle e parte di questa narrazione è stata divulgata nella puntata di ieri di Quarto Grado.

Ciò che colpisce è che gli inquirenti non hanno trovato riscontro in questi racconti, che tra l’altre presentano anche alcune contraddizioni. Silvia e Paola Zani affermano che la madre abbia tentato di ucciderla e che loro, insieme con Mirto Milani, l’abbiamo ammazzata a propria volta pensando che fosse l’unico mezzo per salvarsi. Per Silvia e Paola, Laura avrebbe voluto ucciderle per via dei contrasti sulle proprietà cointestate.

Laura Ziliani è scomparsa da Temù nel maggio 2021. Le figlie ne hanno denunciato la sparizione in seguito a una passeggiata in montagna. Il corpo della donna è stato ritrovato ad agosto 2021 e nei mesi successivi i tre sono stati arrestati. La loro confessione è giunta a maggio 2022.

La confessione di Paola

Le sorelle Zani sono un fiume in piena. “È iniziato tutto quando Mirto e Silvia avevano trovato del latte avvelenato con la candeggina - ha spiegato Paola - Subito hanno pensato che potesse essere stato fatto apposta, che fosse stata mia madre. Infatti una volta che noi tre sorelle eravamo a pranzo da lei ci aveva chiesto se la candeggina uccide o meglio se bevendo la candeggina facesse male. Ci sono stati vari momenti in cui e Silvia ci siamo sentite male dopo esserci recate a mangiare da mia mamma”.

Paola aggiunge di aver verificato, insieme a Mirto, l’ipotesi del tentato omicidio ai loro danni, trovando una pastiglia urente all’interno di un salino. Ma sarebbe anche accaduto qualcos’altro: stando alle parole degli accusati, la vigilessa di Temù avrebbe tentato di avvelenare un vasetto di Nutella e uno di marmellata. Da qui l’idea di uccidere Laura, dapprima scagliandole addosso un sasso durante una passeggiata. E poi altri 4 tentativi.

Il primo e il secondo con l’antigelo in una tisana - ha detto Paola nella sua confessione - Il terzo tentativo con del ricino in una torta. Volevamo inscenare un suicidio. Avevamo già l’idea di strangolarla. Avevamo scavato una buca in Val d’Avio con una vecchia piccozza e una pala. Abbiamo scelto quel posto perché era sperduto e difficile da raggiungere. La sera del 15 aprile c’era stato un altro tentativo. Abbiamo preparato il dolce, dei muffin e una salsa di accompagnamento in modo da mascherare il sapore delle medicine che aveva preso Silvia. Io e Mirto abbiamo fatto un buco abbastanza grosso con la punta di un mestolo e abbiamo versato i farmaci che erano in una provetta. Abbiamo avvelenato, mi sembra, due muffin e poi li abbiamo coperti con la crema a base di panna e frutti di bosco. Mia mamma si è addormentata alle tre e nel frattempo siamo andati nella camera matrimoniale e abbiamo aspettato”.

A questo punto, pare che Silvia abbia dormito accanto a Laura, affinché, svegliandosi, non avesse telefonato al 118. E fu quel giorno che i tre iniziarono a parlare del piano per simulare la scomparsa della donna nel giorno della festa della mamma. “Credo che mia mamma non fosse felice di averci come figlie. Era molto esigente, spesso ci criticava per l’aspetto fisico”, è stato il commento finale di Paola.

La confessione di Silvia

Siamo stati effettivamente noi a uccidere mia madre tra la sera del 7 e l’8 maggio 2021 - ha raccontato agli inquirenti Silvia - Nella stessa notte abbiamo poi occultato il suo corpo. Non ricordo precisamente come sia nata quest’idea. Devo però anche dire che io e mia madre eravamo molto legate e facevamo molte cose insieme”.

Nella narrazione di Silvia si fa cenno a quanto Laura non apprezzasse Mirto e che Paola inizialmente si era tirata indietro affermando di preferire la morte lei stessa all’omicidio della madre. Poi i tanti riferimenti alle serie tv che hanno ispirato il piano, spesso senza successo, poiché in effetti solo fiction. Già Paola aveva fatto cenno alla simulazione di un suicidio attraverso avvelenamento che sembra tratto dal film “Schegge di follia”, spesso citato in diversi telefilm oggi.

Pensammo a un avvelenamento con una sostanza che non fosse individuabile, oppure a simulare un incidente - ha continuato Silvia - Vedendo un telefilm Dexter, abbiamo scoperto che vi era un veleno chiamo ‘aconito’ che non lasciava tracce nel corpo. Abbiamo trovato questa pianta lungo la ciclabile di Temù e Mirto e io l’abbiamo raccolta ma non siamo riusciti a usarla perché non sapevamo come fare. Su Internet abbiamo, sempre io e Mirto, cercato anche come estrarre gli alcaloidi da questa pianta, ma non siamo riusciti”.

Ma Dexter non è stata la sola “fonte” del piano. “Vedendo un altro telefilm, Breaking Bad, abbiamo saputo che si poteva utilizzare anche la ricina, una sostanza tratta dal ricino - ha illustrato Paola - Abbiamo trovato una ricetta in lingua inglese, risalente all’epoca della Guerra Fredda. Abbiamo visionato un filmato, sempre in lingua inglese, in cui un chimico diceva che era un ottimo metodo per uccidere le spie”. La ricina è stata messa nei bocchettoni dell’aria dell’automobile di Laura, senza “successo”.

Poi il via al piano vero e proprio dopo aver pensato a diverse ipotesi, come accoltellamento o avvelenamento da monossido di carbonio. Nell’esecuzione del piano, Silvia dice che lei e Mirto si siano dati il cambio nello strangolare Laura, mentre Paola si occupava di tenerla ferma. “Ricordo - ha aggiunto Silvia - che respirava ancora, infatti il sacchetto si gonfiava e si sgonfiava così da appiccicarsi alla sua faccia. Continuava a dimenarsi, mentre Paola la teneva ferma. Ho detto a mia madre ‘muori putt…’ forse quando le ho messo il sacchetto. Ricordo di averlo detto perché in quel momento la odiavo in quanto mi stava costringendo a farlo. Le ho dato anche un pugno”. Ma nel racconto di Paola il sacchetto è giallo e della spazzatura, in quello di Silvia è blu, in quello di Mirto è un sacchetto gelo.

Secondo la nostra idea, mia madre si sentiva bloccata con tre figlie, di cui una disabile - Silvia ha chiarito così il presunto movente della madre per ucciderle - e l’idea che avevamo era che voleva liberarsi di noi. Andava così delineando l’idea della sua eliminazione. Secondo Mirto dovevamo accoltellarla ma questo a me non piaceva, perché sarebbe rimasto il sangue ed è di difficile gestione cancellarne le tracce”.

La confessione di Mirto

Mirto conferma quanto raccontato dalle sorelle Zani, ma aggiunge anche di avere delle prove che Laura stesse cercando di ucciderle. “Decidemmo di registrare il comportamento di Laura quando arrivava a Temù - ha spiegato il giovane - Quindi nascosi il mio cellulare attaccato al caricabatterie, dietro la copertura del calorifero. Era più o meno fine agosto del 2020. Laura arrivò a Temù con il suo compagno e se ne andò la mattina dopo. Recuperammo il cellulare e sentimmo Laura che offendeva Silvia e Paola, dicendo che le avevano rovinato la vita. Riceveva poi istruzioni dal suo compagno di scegliere delle pastiglie. Commentavano l’episodio della marmellata e Laura diceva che sperava che le figlie l’avrebbero mangiata. Questa registrazione l’ascoltammo Silvia, Paola e io. Siamo rimasti malissimo perché speravamo che le nostre ipotesi fossero solo fantasie ma così avevamo avuto la conferma che Laura voleva disfarsi delle sue figlie. Silvia e Paola andarono in crisi perché si sono sentite improvvisamente di troppo, odiate dalla madre”.

Mirto dice di non aver denunciato perché temeva che Laura diventasse pericolosa, ma giura di avere due copie della registrazione, una sul nuovo smartphone, l’altra sul computer.

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