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Cassazione, abiti succinti? È reato

La Cassazione ha condannato una donna, pizzicata in strada con troppa carne in vista, a pagare 600 euro

Arta Dobroshi a Cannes alla presentazione di Trois Mondes
Arta Dobroshi a Cannes alla presentazione di Trois Mondes

Parola d'ordine: vietato dare spettacolo. Il rigore del governo tecnico si abbatte sulla sartoria e la Cassazione dà un taglio - anche se il bisticcio di parole è evidente - agli abiti troppo corti. Bando a gonne inguinali e magliette che lasciano troppa carne in vista. E bando pure ai pantaloni troppo bassi.

Una sentenza della terza sezione penale della Cassazione cerca l'equilibrio tra la decenza e un filo di moralismo e condanna una straniera a pagare una multa di 600 euro. La malcapitata era stata pizzicata in strada da un vigile, coperta ma non troppo. "Abbigliata in modo da far vedere le parti intime del corpo, in particolare il seno e il fondoschiena", a seguire quanto detto dal poliziotto.

La sentenza punisce una condotta giudicata grave.

La donna si è resa colpevole di atti contrari alla pubblica decenza, a cui si devono aggiungere "l'insensibilità della prevenuta all'offesa arrecata alla collettività, comprovante il completo disinteresse" della donna "alle interferenze negative che il suo comportamento avrebbe potuto determinare al comune vivere civile", tenuto anche conto dei "precedenti penali".

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