Cassino, è ancora guerra di statue: "Si rimuova il monumento ai marocchini"

La stele per i paracadutisti tedeschi è stata rimossa. Un'altra, però, sembrerebbe destinata a far discutere: il monumento ai soldati francesi

Cassino, è ancora guerra di statue: "Si rimuova il monumento ai marocchini"

L'iniziativa di dedicare una stele ai paracadutisti tedeschi non è piaciuta a molti. L'evento, di fatto, è stato annullato. Il monumento è stato rimosso nella mattinata di ieri dagli organizzatori, dopo che anche il sindaco di Cassino, Carlo Maria D'Alessandro, li aveva sollecitati in merito. L'Anpi aveva espresso ferma contrarietà nei confronti del gesto. Ma anche il governatore del Lazio Nicola Zingaretti si era fatto sentire.

Un'altra stele, però, rischia di far discutere da qui ai prossimi giorni. Niki Dragonetti, che è stato candidato alle passate elezioni regionali in sostegno di Sergio Pirozzi, ha chiesto che lo stesso trattamento venga riservato adesso al monumento dedicato ai soldati francesi: "Ma i vertici dell'Anpi - ha dichiarato l'esponente politico attraverso un comunicato stampa - ora dovrebbero avere lo stesso spirito di abnegazione e la stessa solerzia e coraggio nel far rimuovere quell'indegno monumento dedicato ai marocchini deceduti durante il conflitto". La stele in questione si trova in un'altra località del Basso Lazio, a Pontecorvo, che è un comune vicino alla celebre abbazia di Montecassino, teatro di guerra durante il conflitto mondiale.

Dragonetti, in relazione a questa sua richiesta, fa riferimento alle cosiddette "marocchinate", cioè a una delle pagine meno note tra quelle della storia della seconda guerra mondiale. I goumier francesi, i marocchini inquadrati all'interno dell'esercito d'oltralpe, furono lasciati liberi di violentare le donne dei paesi circostanti la linea Gustav, subito dopo aver sfondato quest'ultima. "Un momumento - ha incalzato Dragonetti - che si trova a Pontecorvo e che è un insulto alle decine di donne stuprate e barbaramente mutile dalle gruppe del generale Juin: Bambini, uomini, anziani e persino preti che sono stati sodomizzati e palificati da quella gente impazzita". Le truppe marocchine, dopo il successo bellico, ebbero il permesso "premio" di depredare i paesi della Ciociaria. Vittorio De Sica, attraverso il film premio Oscar "La Ciociara", è stato uno dei pochi a raccontare la vicenda nella sua dimensione tragica. Un film, come lo stesso Dragonetti ha ricordato, tratto da un libro di Alberto Moravia.

Le violenze subite dalle donne ciociare, ma anche dalle bambine, dai sacerdoti e dagli anziani, in virtù delle "marocchinate" erano state inizialmente stimate a circa tremila. Una deputata del Partito Comunista Italiano, durante una seduta parlamentare del 1952, parlò di seimila casi.

I numeri, grazie alle ricerche storiche, sono stati approfonditi e accertati nel corso di questi settant'anni: ventimila stupri perpetrati dal Corpo di spedizione francese rappresentano la stima attuale. Una cifra comunque limitata, considerato il numero delle donne che, per vergogna e pudore, potrebbero non aver denunciato quanto subito alle autorità dell'epoca.

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