Cronache

Cei, Bagnasco termina il mandato: "Non capimmo le dimissioni di Ratzinger"

Il cardinale Angelo Bagnasco incontra i giornalisti a conclusione del suo secondo mandato quinquennale alla presidenza della Cei: "L'Italia è un Paese affamato". Poi rivela un dettaglio curioso sulle dimissioni di Benedetto XVI

Cei, Bagnasco termina il mandato: "Non capimmo le dimissioni di Ratzinger"

Il cardinale Angelo Bagnasco è giunto al termine della sua esperienza da presidente della Conferenza episcopale italiana. "È la prima volta, non saprei dirvi se una volta eletta la terna il Papa comunicherà subito la nomina del nuovo presidente della Cei: è la prima volta. Staremo a vedere". Risponde così ai giornalisti che gli chiedevano come si procederà alla sua successione quale presidente della Cei, alla fine dei suoi due mandati quinquennali e di una proroga di tre mesi per arrivare all’Assemblea che inizia lunedì. "Non conosco il futuro e non so se più avanti cambieremo ancora lo statuto della Cei e un domani il presidente sarà eletto. Il Papa ci aveva detto fate voi e noi abbiamo chiesto di eleggere una terna lasciando a lui la decisione finale. Questo perché il vescovo di Roma sarebbe il presidente naturale della Cei e la terna salvaguarda la peculiarità del Papa e anche l’aiuto dei vescovi che scelgono i tre che considerano più adatti a questo ruolo". Quando gli hanno chiesto quale consiglio darebbe al proprio successore, Bagnasco ha affermato sicuro: "Solo uno: di essere se stesso".

I cardinali non capirono le dimissioni di Ratzinger

Bagnasco l’11 febbraio 2013 partecipò al Concistoro durante il quale, all’improvviso, Benedetto XVI pronunciò la famosa formula latina con cui si dimetteva da Papa. "Occasionalmente - racconta ai giornalisti- ero presente a quel Concistoro, al quale sono tenuti a presenziare solo i cardinali residenti a Roma, perché in quell’occasione ero nella Capitale. Nessuno di noi sapeva niente. E noi cardinali ci siamo guardati in faccia: tutti abbiamo pensato di non aver capito il latino. E tutti abbiamo fatto quel pensiero. Non conoscevamo il latino bene come la giornalista (la vaticanista Giovanna Chirri, ndr) che per prima capì che il Papa si era dimesso, e diede la notizia a tutti quanti". "Abbiamo vissuto un momento di sconcerto", confida Bagnasco a distanza di 4 anni. "Poi - aggiunge - è arrivata l’elezione del Santo Padre che ha suscitato fiducia e speranza. Ci siamo presto abituati allo stile dell’umanità di Papa Francesco".

"L'Italia è un Paese affamato"

"L’anno scorso la Chiesa italiana nel suo complesso ha distribuito tra i 20 e i 25 milioni di pasti. E solo a Genova, la mia diocesi, l’anno scorso abbiamo distribuito quasi 600 mila pasti su 580 mila abitanti. Numeri che, certamente, fanno impressione. "Qualche anno fa - ha ricordato Bagnasco citando il libro di Giuseppe Rusconi 'L’impegno. Come la Chiesa Italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno' - una ricerca documentata ha calcolato che a fronte di un miliardo di euro che arriva in media ogni anno dall’8 per mille, come Chiesa restituiamo 11 miliardi e solo con le scuole cattoliche restituiamo 7 miliardi in quanto gli studenti che si iscrivono non gravano sui bilanci dell’istruzione statale. Pensate - ha concluso - se lo Stato dovesse provvedere al patrimonio artistico presente nelle nostre chiese, come fa in Francia, dove è minore. Ma ancora di più vanno considerate le prestazioni sociali offerte dalla Chiesa. È una questione di risorse umane.

Nei nostri territori il parroco è un padre di famiglia".

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