
Mentre Di Maio apre a sinistra sull'abolizione del jobs act facendo così intendere quale potrebbe essere l'alleato dei Cinquestelle nel dopo elezioni (la sinistra estrema di Camusso, Grasso e Bersani), Giorgia Meloni celebra a Trieste il congresso di Fratelli d'Italia, terza gamba del centrodestra. La giovane leader ha posto le sue condizioni per tenere unita la coalizione, condizioni che si vanno ad aggiungere a quelle che Salvini pone quasi quotidianamente. Ma tra la contrapposizione in corso nel centrodestra e quella che sta scuotendo il centrosinistra c'è una differenza sostanziale. Mentre la seconda è conseguenza di una frantumazione violenta e irreversibile che il renzismo ha provocato a sinistra, la prima è figlia di difficoltà, più umane che politiche, a riaggregare, secondo uno schema collaudato, ciò che troppo frettolosamente era stato dato per morto e che invece si scopre avere ancora senso di esistere.
Riavvolgiamo il nastro della storia di solo un anno. Silvio Berlusconi ha da poco finito di scontare la pena (per una condanna assurda, ma questo è un altro discorso) ai servizi sociali ed è convalescente da un delicato intervento chirurgico a cuore aperto. Ha 80 anni, un umore incerto, il suo partito - Forza Italia - è stato scavalcato nei sondaggi dalla Lega, il suo Milan è nella parte bassa della classifica e pure in vendita, qualcuno dei suoi - non autorizzato - organizza, più o meno in segreto, la successione politica. Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono invece in gran forma e non gli pare vero di vedersi spalancata davanti dalla sorte una prateria. Con Berlusconi fuori gioco, o comunque azzoppato, e Forza Italia allo sbando (se n'è andato, dopo Alfano, pure Verdini), la scalata alla leadership del centrodestra per la prima volta dal '93 appare possibile.
Per quello che ne so, e per quello di cui sono stato testimone, non c'è mai stato da parte loro astio o odio. Hanno visto un'occasione e ci si sono buttati con energia. Tutto legittimo. Il problema è che non era vero. Berlusconi, quel diavolo di un Berlusconi verrebbe da dire, non era finito e oggi si scopre essere più vivo che mai. E fino a che è vivo Berlusconi è viva e vegeta pure Forza Italia come forza trainante della coalizione.
Salvini e Meloni devono quindi rimettere nel cassetto le ambizioni personali e ritararsi su quelle politiche. Non è un dramma, ma capisco non sia facile. È un percorso delicato, ma è l'unico possibile per fermare Grillo e la sinistra.
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