Cronache

Quello che c'è da sapere sulla Ong Open Arms

La storia e le controversie che riguardano l'Ong spagnola "Open Arms", una delle più attive nel Mediterraneo ed in special modo lungo la rotta libica

Quello che c'è da sapere sulla Ong Open Arms

La Open Arms è un’organizzazione non governativa che opera nel Mediterraneo con alcune navi addette al soccorso di barconi in difficoltà. Si tratta di dunque di una delle Ong che dal 2015 in poi intraprendono attività di ricerca lungo il Mediterraneo ed in special modo all’interno della tratta libica.

La fondazione di Open Arms

Open Arms viene fondata come organizzazione non governativa della Pro-Activa Serveis Aquàtics, una compagnia di salvataggio e recupero in acqua che ha sede nei pressi di Barcellona. Il suo fondatore è il catalano Oscar Camps, il quale nel 2015 riesce a porre in essere la nuova Ong sfruttando per l’appunto la base organizzativa della compagnia sopra citata. La Open Arms, dunque, prende il via come Ong nello stesso anno in cui molte altre organizzazioni impegnate nei soccorsi nel Mediterraneo iniziano con le proprie attività. Sotto questo punto di vista, il 2015 è l’anno della svolta per le tratte migratorie del Mediterraneo.

L’avvio delle attività nell’Egeo

E proprio come altre Ong, come tra tutte la Sea Watch, anche la Open Arms inizia le sue attività nel Mar Egeo. È qui che si concentra la maggior parte degli sbarchi nel 2015, in quanto la rotta più trafficata è quella balcanica, la quale prende il via con le traversate dalla Turchia alla Grecia. Oscar Camps viaggia assieme ad altri volontari nell’isola di Lesbo: questa località ellenica viene definita la “Lampedusa dell’Egeo”, in quanto primo approdo per tanti migranti che partono dalla Turchia, perlopiù rifugiati siriani.

Camps, assieme alla neonata Ong, si avvale di attrezzature subacquee per guidare i migranti in sicurezza verso le coste greche attuando così i primi soccorsi lungo l’Egeo. Successivamente le attività si avvalgono anche dell’ausilio di alcune navi.

L’arrivo di Open Arms nel Mediterraneo centrale

Gli accordi tra Unione europea e Turchia del 2016, che prevedono tre miliardi di euro all’anno da destinare ad Ankara per l’accoglienza dei profughi siriani evitando in tal modo il loro approdo in Grecia, fa spostare l’attenzione sul fenomeno migratorio verso il Mediterraneo centrale. È qui che inizia ad operare anche Open Arms, la quale risulta tra le più attive lungo soprattutto la rotta libica. Con i suoi mezzi, i membri della ong spagnola portano in Italia diversi migranti raccolti in mare nel periodo più caldo dell’immigrazione dalla Libia verso l’Europa.

Per tal motivo, la Open Arms è tra le organizzazioni che diventano più controverse e criticate dai detrattori delle attività in mare delle Ong, al contrario il suo è un nome sempre più diffuso tra chi approva il loro operato. A partire dal 2017 comunque, anche la Open Arms deve sottostare alle norme del codice delle Ong, le norme cioè volute in primo luogo dall’allora ministro dell’interno Marco Minniti il cui fine è quello di dare un codice comportamentale alle organizzazioni impegnate nel Mediterraneo centrale ed in special modo lungo la rotta libica.

Le navi usate da Open Arms

Sono tre le navi più utilizzate da parte dell’Ong Open Arms. La prima è lo yatch Astral, il quale viene usato maggiormente per operazioni di perlustrazioni e ricerche in alto mare. Le navi per il soccorso invece, soprattutto lungo le rotte del Mediterraneo centrale, sono quelle denominate “Golfo Azzurro” e “Open Arms”. Per motivi relativi a fondi e budget a disposizione, da qualche anno soltanto quest’ultima risulta attiva. La Open Arms anche negli ultimi mesi si trova nel Mediterraneo centrale, operativa assieme ad altre Ong che si occupano di soccorsi.

Le controversie

Nel corso di questi anni di attività, su Open Arms si concentrano alcune inchieste da parte delle procure siciliane. Si tratta di procedimenti in parte ancora in corso, in parte archiviati e che scavano sui comportamenti tenuti dalla Ong in alto mare.

Il primo procedimento penale in tal senso è ad opera della procura di Palermo, la quale ad inizio maggio del 2017 indaga nei confronti dell’equipaggio della nave Golfo Azzurro ed in particolare sulle modalità di soccorso di oltre 220 migranti sbarcati successivmente a Lampedusa. Nel giugno 2018, i magistrati di Palermo archiviano però l'inchiesta per vi del fatto che non vengono colti “elementi concreti che portano a ritenere alcuna connessione tra i soggetti intervenuti nel corso delle operazioni di salvataggio a bordo delle navi delle Ong e i trafficanti operanti sul territorio libico”.

Un secondo procedimento si ha invece nel marzo 2018 dalla procura di Catania. In questo caso, Open Arms viene accusata di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Di questa inchiesta una parte risulta ancora attiva, con un fascicolo aperto presso la procura di Ragusa che nel luglio 2019 chiede il rinvio a giudizio per alcuni membri dell’Ong. Sotto torchio alcune intercettazioni, in cui soccorritori di Open Arms dicono apertamente ai migranti ancora in alto mare che li avrebbero fatti entrare in Italia. Una parte dell’inchiesta invece viene archiviata.

La Open Arms, è inoltre famosa per uno scontro con la guardia costiera libica con quest’ultima che spara colpi di avvertimento contro la nave Golfo Azzurro mentre si trova in acque internazionali. In particolare, una motovedetta libica posizionatasi tra l’imbarcazione dei migranti e la nave dell’Ong, intima agli uomini della Golfo Azzurro di non continuare il soccorso si circa 220 persone affermando il principio secondo cui spetta solo a Tripoli recuperare i migranti. Vengono sparati anche alcuni colpi in aria di avvertimento, la situazione di tensione dura diverse ore, fino a quando i libici si ritirano con Open Arms che ultima i soccorsi.

Nel mese di marzo 2018 inoltre, si ha la notizia che la nave di Open Arms risulta sequestrata dalle autorità italiane e che il capitano e altre due persone sono indagate con l'accusa di traffico di esseri umani, il tutto dopo essere sbarcati a Pozzallo con 216 dei 218 migranti che recuperano a 117 chilometri dalle coste libiche.

Il caso dell'agosto 2019

La Open Arms torna alla ribalta della cronaca quando, a partire dai primi di agosto del 2019, la nave dell'Ong spagnola risulta stanziata a largo di Lampedusa con 163 migranti a bordo recuperati non lontano dalla Libia. Il copione appare molto simile a quanto accaduto, nei mesi precedenti, ad altre navi di altre Ong, Sea Watch e Mediterranea in primis: il mezzo con i migranti a bordo rimane per giorni in attesa del via libera per l'approdo in acque italiane, ingaggiando con il governo di Roma un vero e proprio duello.

Il disco verde per lo sbarco viene negato dalle autorità italiane in virtù del cosiddetto "decreto sicurezza bis", voluto soprattutto dal ministro dell'interno Matteo Salvini. La Open Arms rimane quindi a largo di Lampedusa per 19 giorni, gli ultimi dei quali trascorsi in rada grazie alla sospensione del divieto di ingresso in acque italiane decretato dal Tar del Lazio.

La situazione riguardante la Open Arms risulta delicata sotto il profilo politico in quanto giunge nel pieno della crisi di governo che attanaglia l'esecutivo gialloverde del premier Giuseppe Conte. Nel corso delle settimane trascorse in mare, vengono fatti scendere dalla Open Arms i minorenni e le persone bisognose di assistenza medica, mentre da Madrid emergono voci di critica al governo italiano ma anche di disponibilità ad accogliere i migranti.

La situazione subisce un repentino cambiamento il 20 agosto: mentre dalla Spagna è in arrivo una nave militare per prendere i migranti, si diffondono voci circa la presenza di migranti che si gettano in acqua per via delle condizioni a bordo. Una volta arrivata la conferma di tali voci ad opera di alcuni soccorritori della Guardia Costiera, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio decide di andare a bordo della Open Arms per verificare di persona la situazione. A seguito dell'ispezione, la nave viene posta sotto sequestro ed i migranti vengono quindi fatti sbarcare. Intanto dal Viminale si fa presente che, tramite un accordo raggiunto nelle ore precedenti, si può procedere ad una suddivisione delle quote di migranti da ospitare tra altri paesi europei.

La Open Arms, dopo essere rimasta per più di un mese sotto fermo amministrativo ancorata a Porto Empedocle, è salpata dallo scalo agrigentino nei primi giorni di ottobre.

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