Duecentomila euro per una giacca. Non è il prezzo dell'ultima modello haute couture di Chanel, ma la cifra che la maison dovrà pagare a un piccolo terzista francese, da cui la storica griffe «ha copiato modello e tessuto». Lo ha stabilito venerdì scorso la corte d'Appello di Parigi, che ha condannato la maison a pagare appunto 200mila euro di danni (oltre agli interessi) a una piccola azienda di tessuti, la World Tricot. Per contraffazione. Una vicenda che si trascina dal 2005, quando l'azienda era ricorsa alla giustizia accusando Chanel di aver copiato e fatto produrre in Italia un motivo crochet creato dal suo atelier. Una vicenda che ha dell'incredibile, perché da quando, nel 1920, mademoiselle Coco inaugurò il suo primo atelier parigino in Rue de Cambon, Chanel è stata una delle griffe più imitate al mondo. Prima di tutto per le idee geniali della sua fondatrice, che ha rivoluzionato la storia della moda e del costume, traghettandola nell'era moderna, lanciando stili e tendenze ancora oggi attualissime (e super copiate): dai tailleur dal taglio perfetto tanto amati da Jackie Kennedy alle giacche con bordo a contrasto fino al tubino nero, dai bijou di perle alla famosissima catena intrecciata con la pelle, dalle scarpe bicolore aperte sul tallone ( le «chanel», appunto) fino alle borse in agnello trapuntato, la lista è lunghissima. E poi per le centinaia di oggetti del desiderio prodotti nel tempo dalla maison guidata negli ultimi 30 anni (o quasi) con successo da un altro genio della moda, Karl Lagerfeld, che a ogni stagione mantiene vivo il dna della storica griffe inventando nuovi modelli e innovative variazioni sul tema. Puntualmente scimmiottate in tutto il mondo.
Ma Chanel è anche uno dei brand più colpiti dalla contraffazione. L'esempio più clamoroso è la 2.55, borsa «cult» a tracolla in pelle trapuntata con la famosa catena, rinnovata negli anni ma rimasta sempre fedele al modello creato da Coco in tempo di guerra, con quella tasca sul retro per nascondere la corrispondenza segreta di mademoiselle, e che ora probabilmente è il modello più contraffatto della storia ( basti guardare qualsiasi bancarella abusiva). Il fatto che ora il mito Chanel vacilli per una banale copia di una giacca lavorata all'uncinetto ha dell'incredibile. E dire che i guai sono iniziati quando una dirigente della World Tricot si è trovata davanti a un modello Chanel, in vetrina a Tokyo, «identico» a quello da loro proposto alla maison e subito scartato. Il gruppo Chanel si era opposto all'accusa di contraffazione e aveva rivendicato la «proprietà intellettuale » del motivo, e nel 2009 il giudizio di primo grado aveva assolto la maison. Il colpo di scena era quindi inaspettato. «Dalla comparazione visiva del campione del modello originale e della giacca all'uncinetto di Chanel risulta che il motivo della giacca è una copia fedele del campione appartenente alla società World Tricot », si legge nella sentenza della corte d'Appello. I vertici di Chanel rispondono sulle colonne di Le Monde , sottolineando che «la World Tricot aveva chiesto 2,5 milioni di euro»,e che dati i risultati «la sentenza dimostra bene la complessità di questa causa sul piano tecnico ». E che comunque, in tanti anni di successi «non ci siamo mai trovati in una situazione del genere prima d'ora, nonostante lavoriamo con oltre 400 fornitori ».
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