A chi fa comodo una partita lunga

Da gran tempo avevamo una data certa e una incerta

Corazzieri schierati sulla porta dello studio del capo dello Stato
Corazzieri schierati sulla porta dello studio del capo dello Stato

Da gran tempo avevamo una data certa e una incerta. La data certa sta scritta al secondo comma dell'articolo 85 della Costituzione, che recita: «Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica». Dato che il settennato di Sergio Mattarella scade il prossimo 3 febbraio, il presidente Roberto Fico ha convocato i grandi elettori presidenziali il 4 gennaio. Visto e considerato che gennaio è composto di 31 giorni.

Tuttavia una cosa è la convocazione e altra cosa è l'effettiva riunione. Questa è una facoltà del presidente della Camera. E ha appena deciso che alle ore 15 del 24 gennaio avranno inizio a Montecitorio le votazioni. Un certo lasso di tempo tra convocazione e riunione si spiega con il fatto che i Consigli regionali dovranno eleggere tre delegati, solo uno ne ha la Valle d'Aosta, in modo che siano rappresentate le minoranze.

Non basta. Sulla base di una consolidata prassi costituzionale il presidente della Camera deve decidere, dopo aver consultato i componenti degli Uffici di presidenza dei due rami del Parlamento, sulla legittimità dei titoli dei delegati regionali. E non sempre in passato tutto è filato liscio. Ciò premesso, forse la data di riunione è stata fissata un po' troppo in là. Difatti, a causa della pandemia, ci sarà una sola votazione al giorno. Ma nelle prime tre votazioni il quorum di maggioranza è proibitivo. Per essere eletti occorrono infatti i due terzi dei componenti dell'assemblea.

Nei primi tre scrutini è probabile che ci sarà un gran numero di astensioni e di schede bianche. Perciò la partita vera avrà inizio il 27 gennaio: appena sette giorni prima della scadenza di Mattarella. Ce la faranno i nostri eroi (si fa per dire) a eleggere per quella data un nuovo inquilino del Quirinale? Forse che sì, forse che no. Tante le incognite. A cominciare da Silvio Berlusconi, che ha sempre avuto una cordiale antipatia nei riguardi del barone Pierre de Coubertin. Più che partecipare, lui vuole vincere. Ma prima di partecipare intende fare bene i conti.

Se alla fine partecipa alla maratona, o è eletto al quarto scrutinio o le votazioni si allungano. E allora delle due, l'una. O il successore di Mattarella è eletto a maggioranza, com'è capitato svariate volte, a cominciare da Luigi Einaudi. o il gioco stavolta si capovolge. Sarà il centrodestra a fare il nome e il centrosinistra a dare il proprio assenso.

Si potrebbe andare per le lunghe. E così Mattarella potrebbe restare al suo posto ancora per qualche giorno in regime di prorogatio. Per la gioia del deputato del Pd Stefano Ceccanti che, con i suoi colleghi di partito, ancora aspetta e spera.

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