Cronache

Chi insulta Milano non la merita

Chi insulta Milano non la merita

Piuttosto bravi, ma egoisti. Cornuti e mazziati, un classico per Milano e i milanesi che forse, mai come di questi tempi, stanno tirando la carretta di questo nostro sgangherato Paese. Rimanendo l'unico gancio che ci tiene attaccati alle regioni più sviluppate del mondo occidentale, nonostante la zavorra che invece tenderebbe a trascinarci verso l'Africa. Con tutto il rispetto per il continente nero.

Ancora non abbastanza per evitare l'ennesima gaffe di un governo che non si accontenta di rincorrere mega imprenditori e investitori stranieri dopo averli fatti scappare (vedi caso Ilva), ma manda in giro sconosciuti ministri a dare lezioni di economia. Come il titolare del dicastero per il Sud e la Coesione territoriale, un'oscura cacofonia che ha già nel nome tutta la confusione della sua ragione sociale. Lui è il siciliano Giuseppe Provenzano, rimasto nell'ombra come la maggior parte dei colleghi di questo più che evanescente Conte bis e passato alle cronache solo per avere rifiutato nel gennaio del 2018 la candidatura alle Politiche nelle liste del Pd per essere stato messo in lista dopo la deputata uscente Daniela Cardinale, figlia dell'ex ministro Salvatore Cardinale. Da ieri, invece, Provenzano è più noto per avere detto che «Milano attrae, ma non restituisce nulla all'Italia». L'occasione è stata «Metamorfosi», il convegno organizzato da Huffpost alla Fondazione Feltrinelli di Milano, dove per il dibattito era stato affiancato dai governatori di Liguria e Lombardia Giovanni Toti e Attilio Fontana. Il quale si deve essere sentito su Scherzi a parte, vista la sua aspra battaglia per vedere riconosciuti 54 miliardi di residuo fiscale della Lombardia, ovvero la differenza tra quello che i residenti pagano di tasse e quello che ricevono dallo Stato. Con Milano, la città degli egoisti, che dovrebbe ricevere indietro la bellezza di almeno 11 miliardi di euro di tasse. Pagate in più ogni anno. Per non parlare dell'immagine e della credibilità regalata all'Italia con l'Expo, i grattacieli, la Scala, la Borsa, il Salone del Mobile, le Olimpiadi 2026. Ma anche i depuratori che bruciano l'immondizia, producendo calore e profitto invece di lasciarla per le strade.

Evidentemente bruscolini per il ministro Provenzano, per il quale «intorno a Milano si è scavato un fossato». Non solo. «Milano ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo di capitale, ma deve diffondere le sue capacità anche fuori».

Parole che sono evidentemente suonate come lo stridere delle unghie sulla lavagna per il sindaco Giuseppe Sala. Che non ha aspettato molto per mandare la sua per nulla garbata replica al governo. «Noi restituiamo nella misura in cui ci viene chiesto e veniamo messi in condizione di farlo». E, forte della sua notoria concretezza, ha fatto subito un esempio comprensibile anche per un ministro del governo Conte bis. «Per esempio le ex municipalizzate milanesi sono un modello di buona gestione. Vogliamo trovare una formula per cui possano allargare il loro raggio di azione anche altrove? Parliamone», ha replicato Sala. «Non credo che abbiamo nessun istinto egoistico. Mettetevi nei panni delle imprese straniere. È casuale che oggi delle 8mila multinazionali che ci sono in Italia, 4.300 siano a Milano? Si trovano più rassicurate qua, vedono che il sistema funziona. E che facciamo, le cacciamo via?».

Ragionamento che ha evidentemente e rapidamente costretto Provenzano alla retromarcia. «Nessun attacco a Milano, nessuna polemica con Beppe Sala», la precipitosa rettifica affidata al profilo Fb. «Solo una frase ripresa da un ragionamento sull'allargamento dei divari territoriali che riguarda tutto l'Occidente». Ecco, mancava solo l'Occidente.

E il suo tramonto, se lasciato in mano a questa gente.

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