Non mettete in ordine i vostri libri e le vostre carte. Potreste rischiare di essere considerati mafiosi o complici di assassini. Questo si ricava dalle indagini e dalle perquisizioni decise dalla procura di Palermo (quella che «non» ha individuato la trattativa Stato-mafia, limitandosi a fare condannare uno strumento, i carabinieri, senza riconoscere i mandanti) su Bruno Contrada (un grande poliziotto perseguitato e condannato da magistrati ignoranti, come ha stabilito la Corte di giustizia europea). Ancora continuano a perseguitarlo, con insolenti e disumane motivazioni: intercettato da una microspia, Contrada invitava il figlio «a non mettere in disordine. I fascicoli, le carte, i libri me li sistemo io, poco alla volta».
Quello che ognuno fa, per propria attenzione e passione, e certamente anche molti magistrati. Non va bene. Quel dialogo ha insospettito gli investigatori fenomeni.
Come è scritto nel decreto di perquisizione: «Esiste fondato motivo di ritenere che Contrada abbia ancora la disponibilità di (documenti, appunti, fotografie, atti ufficiali) riguardanti i suoi rapporti con Paolilli (poliziotto in passato indagato per il depistaggio delle indagini sul delitto Agostino, ex agente dei servizi, detto «faccia di mostro», morto un anno fa), nonché del coinvolgimento di Agostino in attività di ricerca di latitanti e altre attività extra istituzionali». Dunque: non mettete ordine in carte e libri. Lasciate perdere. Vivete come selvaggi. Sarete rispettati.
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