Chi taglia la cultura tradisce la Sicilia

Chi taglia la cultura tradisce la Sicilia

Aspetto la censura dei grillini. Intanto inauguro la grande mostra su I Fiamminghi in Sicilia con il vicepresidente dell'Assemblea siciliana Giancarlo Cancelleri che, garbatamente, mi loda. Aspetto il nuovo assessore Tusa. E intanto inauguro la mostra Morte e vita a Palazzo Riso. Mi congedo dai funzionari dell'assessorato chiudendo la programmazione di mostre notevoli, tra cui quella di Robert Capa, e mi accorgo che il presidente della giunta e gli altri assessori hanno pensato bene, senza informarmi, di fare una sciocchezza legata alla loro ignoranza. Così, per fare concorrenza ai grillini. Peculiare per l'Italia come per la Sicilia è un centro per il restauro che dovrebbe essere locupletato, arricchito e non ridotto all'impotenza. Ed è essenziale, per disporre di una conoscenza perfezionata, la catalogazione delle opere d'arte. La materia è tipica dell'assessorato dei Beni culturali ma, pensando di essere furbi, hanno messo in finanziaria una norma per accorpare i due istituti con l'obiettivo ridicolo di risparmiare, cioè di tagliare dotazioni che erano ormai al lumicino. Questo è ciò che resta del governo siciliano, sfiduciato dalla vittoria dei grillini dopo tre mesi e mezzo dal suo insediamento. Cambiare aria è salutare.

Non si può essere complici di chi ti tradisce, di chi in Sicilia ci è solo nato. Come la disagiata grillina Zafarana, che confonde Guttalax e Di Maio e considera indecente Duchamp, fingendo di ignorare che il capo della sua setta chiamava Umberto Veronesi Cancronesi. Che siano maledetti.

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