Chi di tasse ferisce di tasse perirà

Chi di tasse ferisce di tasse perirà

L'avvocato del popolo Giuseppe Conte, il partito del popolo di Zingaretti e il movimento dei cittadini a Cinque Stelle stanno affamando il popolo. L'Istat ieri ha certificato che a dicembre c'è stato un nuovo record di disoccupazione che ci riporta indietro di quattro anni. Ciò significa che le costosissime riforme «Reddito di cittadinanza» e «Quota 100» hanno, come era prevedibile, fallito l'obiettivo e che la manovra economica tutta tasse del governo Pd-Cinque Stelle non ha acceso speranze né interessi.

Ciò nonostante questi geni della politica e dell'economia fanno finta di nulla: litigano sulle poltrone, si accapigliano sulla legge elettorale e perdono tempo a tagliare i parlamentari come se da queste inutili cose dipendesse il futuro del Paese. Sono come il ristorante che non serve primi e secondi ma solo piccoli contorni, pure scadenti, e caffè.

L'Italia ha disperatamente bisogno di un robusto primo piatto, che a questo punto non può essere altro che una profonda riforma fiscale. Solo abbassando le tasse possono ripartire le imprese, solo facendo ripartire le imprese si crea lavoro e benessere. L'evasione non è la causa del dissesto, è la conseguenza della rapina legalizzata messa in atto da governi apparentemente democratici ma in realtà dispotici come è quello che ci ritroviamo ora.

In qualsiasi società la pressione fiscale è il barometro della libertà e della crescita. Più è alta più alti sono problemi, evasione, rabbia e intolleranze. Lo spiega bene l'economista Charles Adams nel fondamentale libro For Good and Evil, l'influsso della tassazione sulla storia dell'umanità (edizioni Liberilibri). Tra l'altro nel testo si cita un antico testo taoista (Cina, tre secoli prima di Cristo) più attuale che mai e che i nostri politici dovrebbero imparare a memoria e applicare: «Chiede il Re al saggio: cosa dovrei fare che il mio governo non ha i soldi per realizzare tutte le cose importanti? Il saggio gli rispose: usa il vecchio metodo di prendere un decimo del prodotto del popolo. Disse il Re: non basterebbe tre volte tanto. E il saggio: diminuisci le imposte e invoglia così la gente a dissodare i terreni e vedrai che le entrate aumenteranno diminuendole. Quando il popolo non ha abbastanza come puoi avere abbastanza tu? Troppe imposte sono una autorapina poiché non alimentano la forza del popolo per pagare le tasse».

L'unica soddisfazione che ci rimane è che la storia universale insegna: chi di tasse ferisce di tasse perisce. Non si sono salvati re, faraoni, imperatori e presidenti. Non saranno Conte e Zingaretti i primi a riuscirci.

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