Coronavirus

La Chiesa studia la "fase due": dalle messe ai funerali, ecco il "pacchetto proposte"

La Chiesa, tramite il suo portavoce don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei, fa sapere di avere pronte le nuove misure per riaprire le proprie porte ai fedeli in un "pacchetto di proposte" da presentare al governo. "Dobbiamo tornare ad 'abitare' la Chiesa".

La Chiesa studia la "fase due": dalle messe ai funerali, ecco il "pacchetto proposte"

Da quando inizierà la "fase due", la Chiesa ha voglia di tornare ad aprire le porte ai fedeli e riprendere la vita ecclesiastica bloccata dal Covid. È per questo motivo che la Cei (Conferenza Episcopale Italiana) sta studiando una serie di soluzioni da proporre in settimana al governo.

"Profondo bisogno di Chiesa"

Messe con volontari che garantiscano le distanze, funerali, battesimi e matrimoni con la presenza dei familiari stretti, qualche incontro di comunità facendo uso dei dispositivi di protezione. È questo il "pacchetto di proposte" che bolle nella pentola della Cei. "Con tutta l'attenzione richiesta dall'emergenza dobbiamo tornare ad 'abitare' la Chiesa - ha affermato don Ivan Maffeis, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana - il Paese ne ha un profondo bisogno, c'è una domanda enorme e rispondere significa dare un contributo alla coesione sociale".

La nota di Papa Francesco

Intanto, Papa Francesco ha istituito una "task-force" per il dopo-pandemia. Il pontefice, spiega una nota riportata da Repubblica, ha chiesto al Dicastero per lo Sviluppo umano integrale "di creare una Commissione, in collaborazione con altri Dicasteri della Curia Romana, per esprimere la sollecitudine e l'amore della Chiesa per l'intera famiglia umana di fronte alla pandemia di Covid-19, soprattutto mediante l'analisi e la riflessione sulle sfide socioeconomiche e culturali del futuro e la proposta di linee guida per affrontarle".

"Una risposta alla gente"

È ovvio che, per poter riprendere la vita ecclesiastica, bisognerà rispettare tutte le misure di protezione necessarie: dalle distanze all'igienizzazione dei locali per arrivare alll’uso dei dispositivi di sicurezza (mascherine e guanti). "Sappiamo tutti che il 4 maggio l’emergenza non sarà finita ma se aspettiamo che finisca l’emergenza possiamo mettere in soffitta per sempre la vita ecclesiale - ha aggiunto don Maffeis - per questo chiediamo che ci venga riconosciuta la possibilità di riprendere, certamente senza sconti, sarebbe irresponsabile. Però noi chiediamo che venga data una risposta alle attese di tanta gente“, si legge nel Fattoquotidiano.

L'importanza del funerale

Da ripristinare al più presto c'è l'ultimo saluto alle persone care, sospeso ormai da oltre un mese a questa parte, un punto molto sensibile per la Cei e per tutti i credenti. "Una delle cose che ci sta più a cuore - sottolinea don Maffeis - è il congedo dei defunti. Non possiamo lasciare che una intera generazione, e i loro familiari, siano privati del conforto sacramentale e degli affetti, scomparendo dalla vita e improvvisamente diventando invisibili. Ci deve essere la possibilità di celebrare i funerali, magari solo con i familiari stretti, non possiamo non essere vicino a chi soffre. Troppe persone stanno soffrendo perché la morte di un caro oggi è come un sequestro di persona, certo motivato, ma dobbiamo farci carico di questo dolore dal punto di vista umano oltre che cristiano", riporta Avvenire.

La soluzione di Piacenza

I Comuni italiani si sono messi all'opera per cercare alcune soluzioni: a Piacenza, una delle città più colpite dal contagio, la sindaca Patrizia Barbieri sta lavorando all’ipotesi di aprire il cimitero su appuntamento. La struttura non sarà accessibile a tutti ma soltanto a quei piacentini che hanno subito un lutto legato al Covid.

Ovviamente tutto questo con le cautele necessarie, non più di due persone per famiglia, rispettando le giuste distanze – ha detto la sindaca – contiamo che, con la presenza di un custode che apre e chiude il cancello per poche persone, si possa permettere il saluto su appuntamento”.

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