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L'errore "fatale" e la strage: quelle 256 vittime sull'Airbus precipitato

Ad aprile 1994 un Airbus della China Airlines sta per atterrare a Nagoya, Giappone, quando per un errore del primo ufficiale, l'aeromobile precipita al suolo con 271 persone a bordo. Nello schianto moriranno 256 persone

Foto da Japan Transport Safety Board
Foto da Japan Transport Safety Board
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È il 26 aprile 1994 quando dall'aeroporto di Taipei-Taoyuan decolla il volo China Airlines 140 diretto a Nagoya, Giappone. Ma l’Airbus 300, che ospita a bordo 256 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio, si schianta al suolo in fase di atterraggio, causando il decesso di 264 persone, mentre 7 restano ferite. L’incidente del volo China Airlines 140 è il più grave mai accaduto alla compagnia di bandiera di Taiwan e il secondo più grave avvenuto su suolo giapponese.

La dinamica dell’incidente

Il velivolo, un Airbus A300B4-622R della compagnia China Airlines, decolla alle 8.53 del 26 aprile 1994 dall’aeroporto di Taipei, con destinazione Nagoya, Giappone. Alle 11.53 l’aereo viene autorizzato ad atterrare all’aeroporto giapponese, ma il copilota inserisce per errore la modalità To/Ga (Take-Off/Go-Around). Il To/Ga è una funzione posta nelle automanette degli aeromobili, che presenta due modalità. La modalità ”take-off”, cioè di decollo e “go round”, che indica la cosiddetta “riattaccata”, ovvero l’interruzione della manovra di atterraggio.

L’errore porta i motori del velivolo alla massima potenza e interrompe la fase di atterraggio, facendo alzare improvvisamente il muso dell’aereo. Quando il comandante Wang Lo-Chi si accorge dello sbaglio commesso, ordina al primo ufficiale di disinserire il To/Ga e riportare il muso del velivolo verso il basso.

Ma sebbene il primo ufficiale esegua gli ordini ricevuti per ben due volte, l’aereo non risponde ai comandi. A questo punto il comandante chiede di diminuire la potenza dei motori, affinché il velivolo possa riprendere la discesa. Il velivolo è ormai sceso a un’altitudine di 510 piedi e la pista dista solo 1,8 chilometri, ma i piloti non se ne accorgono e spostano le manette in avanti e poi indietro. Il comandante decide di spingere in contemporanea la barra di comando in avanti, compiendo quello che in gergo viene definito un go-round manuale.

I piloti avvisano la torre di controllo della decisione di eseguire una riattaccata, ma il velivolo sta salendo troppo velocemente. Il Ground Proximity Warning System (Gpws) segnala all’equipaggio che l’aereo si trova in prossimità del suolo e alle 11.15 il volo China Airlines 140 si schianta a soli 110 metri dalla pista d’atterraggio. L’incidente causerà il decesso di 256 delle persone a bordo dell’aereo, 153 dei quali di nazionalità giapponese, 63 taiwanesi, 39 cinesi e 1 passeggero filippino.

Le indagini e le responsabilità

A occuparsi delle indagini per stabilire le cause dell’incidente sarà il Ministero dei Trasporti giapponese. Gli investigatori, dopo aver esaminato le scatole nere, attribuirono le responsabilità a vari fattori. La prima causa che provocò il terribile incidente venne imputata al copilota, che inserì per errore la modalità To/Ga. Venne stabilito inoltre che lo sbaglio del primo ufficiale era dovuto anche al design della manetta del velivolo.

Altri fattori che contribuirono alla sciagura furono l’inserimento del pilota automatico in modalità To/Ga, che si attivò andando a generare un conflitto con le manovre del primo ufficiale, e l’incapacità del comandante di comprendere la situazione che si era venuta a creare. Le indagini infine rivelarono che il comandante era stato addestrato a pilotare un Airbus 300 tramite un simulatore di volo a Bangkok, che aveva un sistema di disattivazione della modalità To/Ga differente. Questo, unito alla sua precedente esperienza come pilota di Boeing 747, fece credere al copilota che bastasse spingere la barra di comando in avanti per evitare il peggio.

Venne alla luce che nove mesi prima dell’incidente del volo China Airlines 140, Airbus aveva diramato un bollettino a tutte le compagnie aeree sue clienti di modificare il sistema di volo di tutti gli A300 e A310, per permettere ai piloti di disattivare il pilota automatico manualmente dalla barra di comando. Ma China Airlines non ritenne che la modifica fosse urgente.

Dato che i due piloti morirono nella tragedia, non poterono essere perseguiti penalmente. Tuttavia fu intentata una causa collettiva contro China Airlines, che fu costretta a pagare circa 5 miliardi di yen a 232 dei passeggeri coinvolti nell’incidente e contro Airbus Industries, che fu però esonerata da ogni responsabilità.

Alcune delle vittime sopravvissute al disastro e i parenti dei deceduti stabilirono però che il risarcimento ottenuto dalla compagnia aerea fosse inadeguato e nel 2007 China Airlines pagò loro un indennizzo aggiuntivo.

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