"Chissà il bimbo che mangia questo mais": quelle risate per i fanghi tossici

Nelle intercettazioni le risate per aver sparso 150mila tonnellate di fanghi contaminati su 3mila ettari di terreni agricoli in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna

"Chissà il bimbo che mangia questo mais": quelle risate per i fanghi tossici

“Io ogni tanto ci penso eh… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente” questo è uno dei commenti registrato nelle intercettazioni telefoniche e ambientali condotte dai Carabinieri Forestali su delega della Procura. Come riportato dal Corriere, a parlare è Antonio Maria Carucci, laureato in Scienze geologiche e dipendente della Wte. Dall’altra parte c’è Simone Bianchini, un contoterzista che aveva il compito di spargere quei fanghi nei campi della bassa bresciana. Sono 204 le pagine dell’ordinanza firmata dal gip Elena Stefana nell’ambito dell’inchiesta che vede 15 persone indagate e ha portato al sequestro della ditta bresciana produttrice di fanghi e gessi di defecazione.

Fanghi contaminati sparsi nei campi agricoli

Dal gennaio 2018 al 6 agosto 2019 sono circa 150mila le tonnellate di fanghi finite nei campi agricoli, e spesso gli agricoltori erano all’oscuro di quanto quelle sostanze fossero inquinanti. Dei veri e propri rifiuti, secondo quanto detto da Arpa e dall’ingegnere Santo Cozzupoli, consulente della Procura. Gli agricoltori sapevano invece che erano scarti della produzione agroalimentare. E ancora, sempre ridendo: “Sono un mentitore!... Io…finisco all’inferno” e giù risate alla faccia di chi si ritrova nel piatto una pannocchia di mais tossica. A parlare è ancora Carucci, un ex dipendente della Cre srl di Sesto San Giovanni, che si occupa di trattamento di fanghi della depurazione in agricoltura, con una condanna alle spalle per traffico illecito di rifiuti. Questa volta però la sua interlocutrice è Ottavia Ferri, dipendente della Wte, che sempre ridendo, replica: “Lo facciamo per il bene dell’azienda!”.

L'inchiesta del 2018

Dal 2011 la Wte, il cui amministratore delegato è Giuseppe Giustacchini, è stata denunciata da diversi cittadini per le molestie olfattive prodotte dai fanghi incriminati. In vari anni la Provincia ha più volte contestato all’azienda l’irregolarità delle lavorazioni chiedendo migliorie agli impianti e Arpa è riuscita a dimostrare l’inquinamento dei fanghi, con il superamento delle soglie per elementi quali zinco, stagno, idrocarburi, toluene, fenolo, cianuri, cloruri, nichel-rame, solfati, arsenico, selenio. Solo grazie all’inchiesta scattata nel 2018, condotta inizialmente dal pubblico ministero Mauro Tenaglia e poi passata al collega Teodoro Catananti, in seguito al trasferimento di Tenaglia a Verona, i Carabinieri Forestali hanno potuto dimostrare i lavori illeciti dell’amministratore delegato della Wte e dei suoi collaboratori e contoterzisti. Questi ultimi potevano venire anche pagati fino a 100mila euro al mese per spargere i veleni nei campi. Secondo l’accusa, i fanghi in questione non venivano infatti lavorati a norma di legge, con grande risparmio per l’azienda. Giustacchini riusciva in questo modo ad avere la materia prima da società pubbliche e private spendendo pochissimo. Dalle analisi prodotte con tanto di autocertificazione tutto risultava però regolare.

Ad aiutare Giustacchini c’era Luigi Mille, direttore dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po, che è finito anche lui indagato per traffico di influenze illecite. L’ingegner Mille l’8 agosto 2018 viene invece intercettato negli uffici del settore Ambiente della Provincia, dove sta sollecitando la funzionaria Massi in merito all’autorizzazione per il nuovo impianto Wte a Calcinato. E si sente dire che l’istanza è inammissibile:“L’è impossibile quel che domanda quel gnaro lì…sono arrivati i corpi di polizia e gli hanno fatto un casino”.

Le richieste della procura

Nei confronti di Mille e di Christian Franzoni, contoterzista, la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari. Per Giustacchini e altri suoi collaboratori o terzisti che spargevano i fanghi nei campi era invece stata chiesta la custodia cautelare. Oltre a Carucci anche Ottavia Ferri, Simone Bianchini, Vittorio Balestrieri, Gabriele Fogale. Secondo il gip però gli illeciti ritenuti più gravi erano terminati nell’agosto del 2019, in seguito a un blitz in azienda. Quindi, adesso non ci sarebbe il rischio di reiterazione del reato o dell’inquinamento probatorio, dato anche dal fatto che sono molte le prove raccolte. È però stato disposto il sequestro di 12,36 milioni di euro (per gli illeciti profitti ottenuti nel periodo compreso tra il primo gennaio 2018 e il 6 agosto 2018): oltre 11 milioni a carico della Wte, più 683mila euro alla società lavorazioni agricole Gruppo Bianchini di Mazzano, 173mila euro alla la società Agri E.N.T. srl di Calvisano, 81mila euro alla società Franzoni Luca e Oscar di Calvisano e 127mila euro alla società di Balestrieri Vittorio &C-sas di Castelvisconti (Cr).

È Giuseppe Giustacchini, intercettato in una conversazione con Simone Bianchini e Carucci a dire chiaramente che i fanghi non erano trattati a norma di legge e ad impartire ordini su come risolvere la situazione, esprimendo anche la volontà di trovare terreni dove poterli disperdere: “Non mi faccio inc… dalla Forestale perché voi non mi avete trovato i terreni, perché la prossima volta mi

chiudono eh!”. Contestati anche i reati di molestie olfattive e la creazione di discariche abusive, per la quantità assolutamente fuori del normale di fanghi sparsi sui terreni decine di volte oltre i limiti consentiti.

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