Cronache

L'ultimo attacco al Made in Italy: dalla Cina arriva la Vespa fake

Dalle Ferrari alla Vespa, si moltiplicano i casi di contraffazione che riguardano marchi di auto e moto Made in Italy. Sequestrate dall'Agenzia delle Dogane quattro imitazioni dell'iconico scooter in arrivo dalla Cina

L'ultimo attacco al Made in Italy: dalla Cina arriva la Vespa fake

Le linee sono in tutto e per tutto quelle di una Ferrari F430. C’è pure lo scudetto con il cavallino rampante su cofano, volante e ruote. Peccato che quella esposta nella sede dell'Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli non sia una delle supercar che escono dallo stabilimento di Maranello ma un’auto realizzata fuori dai nostri confini con pezzi di altre vetture, in questo caso di una Toyota MR, una cabrio dalle linee simili. Il prezzo è ovviamente inferiore rispetto a quello dell’originale e per questo fa gola a chi vuole muoversi seduto al volante di una macchina di lusso anche senza potersela permettere.

Il mercato delle auto fake è florido, scavalca le frontiere e coinvolge anche l’Italia, tra i principali Paesi di destinazione secondo un’indagine presentata martedì a Roma. L’occasione per parlare di contraffazione è quella del sequestro di quattro scooter elettrici all’aeroporto di Milano Linate. Quando i funzionari del gruppo Milano 3 dell'Adm hanno scovato i motorini arancioni arrivati dalla Cina all’interno di un magazzino a Segrate hanno notato subito il design quasi identico a quello della Vespa Piaggio. I veicoli sono stati confiscati e l’azienda ha presentato istanza di tutela. E il fatto che fossero mezzi prodotti in serie preoccupa il direttore dell’agenzia, Marcello Minenna.

"È un grave danno al Made in Italy ed è un precedente pericoloso", ha commentato a margine della conferenza stampa tenuta assieme al procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco. Il fenomeno è in crescita: nel 2021 i sequestri di pezzi contraffatti di autoveicoli e ciclomotori sono stati circa 36mila, con un incremento del 300 per cento rispetto all’anno precedente. I canali portano quasi sempre all’estero. Cina e Turchia sono tra i principali Paesi di provenienza delle vetture taroccate, mentre tra quelli di destinazione, nei grafici elaborati dalle dogane, figura proprio l’Italia oltre alla Libia e all’Albania.

La diffusione delle imitazioni nel settore delle auto rappresenta un grave pericolo per le imprese e l’economia. Ma c’è anche un problema legato alla sicurezza. "Non è chiaro come vengano assemblate queste auto e con quali materiali, e questo rappresenta un rischio sia per chi le acquista che per gli altri automobilisti", mette in guardia il procuratore aggiunto del capoluogo lombardo ai nostri microfoni. Ma il ragionamento si può estendere anche agli altri settori. "Abbiamo confiscato giocattoli prodotti con materiali tossici, profumi con all’interno liquidi organici di animali, usati per conferire il colore giallo, o medicinali per la disfunzione erettile in cui il colore blu era dato dalla stessa vernice che si usa per le strisce dei parcheggi", spiega ancora Minenna. Eppure il fenomeno è diffusissimo e riguarda soprattutto il cosiddetto "italian sounding".

Nel 2021 l’agenzia delle Dogane ha tolto dal mercato oltre 6,3 milioni di fake. Il 77 per cento in più rispetto al 2019. La parte del leone la fanno abbigliamento e accessori. Seguono le calzature, i giocattoli, gli articoli sportivi, farmaci e prodotti cosmetici. Ma la fantasia dei taroccatori non ha limiti, come dimostrano proprio i sequestri di auto e moto contraffatte. Secondo le statistiche dell’agenzia ormai a quasi tutti gli italiani è stato offerto un prodotto falso. La maggioranza, il 75 per cento degli intervistati, è consapevole dei rischi: in primis, finanziare la criminalità e contribuire allo sfruttamento.

Ma lo stesso 70 per cento ancora si dice propenso ad acquistare "merce di dubbia provenienza ma del tutto identica all'originale e a un buon prezzo". "Otto italiani su 10 sono consapevoli del fenomeno, sanno benissimo di cosa si tratta, ma sette su dieci purtroppo creano meccanismi giustificativi e ritengono possibile acquistare un prodotto contraffatto", spiega Minenna. Insomma, comprare una imitazione viene considerato soltanto un peccato veniale. In realtà è un reato bello e buono. Gli sforzi per la difesa del mercato legale e del Made in Italy quindi, vanno avanti: "Siamo costantemente impegnati – assicura Minenna - nella lotta alla contraffazione attraverso l’attività di vigilanza, controllo e contrasto alle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e industriale attraverso il continuo monitoraggio dei traffici illeciti spesso in mano alla criminalità organizzata".

E un’attenzione particolare è riservata alla rete, dove continuano a consumarsi gran parte delle truffe.

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