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La Cina dietro la Guerra fredda 2.0

La nuova guerra fredda - combattuta non lungo la Cortina di ferro come nel ventesimo secolo - ma lungo gli snodi della Rete digitale è da ieri realtà

La Cina dietro la Guerra fredda 2.0

La nuova guerra fredda - combattuta non lungo la Cortina di ferro come nel ventesimo secolo - ma lungo gli snodi della Rete digitale è da ieri realtà. Ma quella dichiarata ufficialmente dopo le accuse rivolte alla Cina e ai suoi corsari cibernetici da Usa, Europa e Nato non è una guerra innocua e poco letale combattuta, come molti s'illudono, solo sul fronte delle grandi aziende pubbliche o private. Al pari di quella fredda, prodromo ai tempi di un possibile conflitto nucleare, la guerra digitale può rivelarsi catastrofica. Basti pensare alla potenziale letalità di un attacco a dighe, ferrovie e sistemi di controllo aerei. In un attimo l'immaginario della cinematografia catastrofica diventerebbe realtà paralizzando città e nazioni. Ma l'aspetto ancor più grave è la condotta insidiosa e suadente di un nemico ad un passo, solo pochi mesi fa, dall'impossessarsi del nostro Paese avvalendosi dell'appoggio di sprovvedute o interessate quinte colonne pronte a cedere alle sue lusinghe in cambio di qualche illusorio vantaggio personale o commerciale. Pensate ai Cinque Stelle sostenitori di un Memorandum sulla Via della Seta studiato per trasformarci nell'avamposto di un nemico pronto a dominare gli snodi del 5G e i nostri porti marittimi. L'infiltrazione nel 5G attraverso Huawei avrebbe garantito la razzia di tutti i nostri segreti industriali. Il controllo dei porti ci avrebbe strangolato commercialmente. Senza dimenticare la perniciosa penetrazione delle nostre reti energetiche. Una penetrazione iniziata un decennio fa quando la cinese StateGrid acquisì, nel disinteresse nazionale, il 35 per cento di Cdo Reti Spa, la finanziaria delle reti energetiche elettriche che controlla Snam, Terna e Italgas. Dal nemico ci ha salvato una pandemia arrivata - come tutti i mali - non solo per nuocere, ma anche per farci capire che il responsabile di quel quel morbo ci lesinava le mascherine e gli strumenti essenziali per prevenirlo. Ci siamo salvati per un soffio. Ma ora è doveroso combattere. L'Italia resta pericolosamente indietro nel settore della difesa e della prevenzione digitale. E'tempo d'investire in strutture e centri di comando per la guerra cibernetica. Una guerra annunciata ieri, ma iniziata già da molti anni. Una guerra in cui, a differenza di Usa, Francia, Inghilterra ed altri alleati, rappresentiamo il fianco debole.

Quello in cui può insinuarsi il nemico cinese.

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