Coronavirus

Schiaffo di Conte agli alberghi: "Siete aperti, niente ristori"

Con il decreto Natale le strutture ricettive restano aperte, ma gli spostamenti sono vietati. Il presidente di Federalberghi: "Le misure di contenimento varate dal Consiglio dei ministri costituiscono l'ennesima mazzata"

Schiaffo di Conte agli alberghi: "Siete aperti, niente ristori"

Oltre il danno anche la beffa. Gli ultimi provvedimenti introdotti dal governo suonano come uno schiaffo per albergatori e titolari di strutture ricettive: condannati a rimanere aperti, senza ristori e con i clienti che, blindati in casa, disdicono le prenotazioni. "Prima, - sottolinea a IlGiornale.it Cristina Caniato, proprietaria del residence Rezia di Campodolcino, in Valchiavenna - con il Dpcm del 3 dicembre, ci consentono di rimanere aperti, poi, con il Decreto Natale, vietando gli spostamenti tra comuni ci condannano in un limbo ridicolo".

Il passaggio della Lombardia in zona gialla, anche se con gli impianti sciistici chiusi, aveva riacceso la speranza di salvare la stagione. "Quindi - continua Cristina - io mi sono organizzata per offrire una vacanza decente ai miei clienti. Ho anticipato la manutenzione ordinaria e straordinaria che di solito faccio a fine stagione, ho confermato i contratti dei dipendenti stagionali, del personale delle pulizie e ho messo in atto tutti i protocolli di sanificazione. Tutti investimenti economici non indifferenti, che si aggiungono alle spese già affrontate in estate". E con l'illusione di salvare il salvabile arrivano anche le prime prenotazioni, soprattutto clienti abituali, famiglie o conviventi. Poi, però, il decreto Natale di venerdì 18 dicembre sferra la mazzata che polverizza l'ultima possibilità di guadagno per le strutture ricettive. "Noi siamo condannati a rimanere aperti, ma senza poter lavorare. Perché - aggiunge l'albergatrice di Campodolcino - se i clienti non possono uscire dai comuni di residenza, con chi riempiamo gli alberghi e i residence?"

Investimenti, tempo speso per adeguarsi alle misure di prevenzione, dipendenti tenuti in stand-by, clienti che disdicono e speranze infrante insieme alla maggior parte dei guadagni, l'80% dell'intero periodo invernale per la titolare del residence Rezia. Non solo. "Nonostante le perdite ingenti, dato che possiamo rimanere aperti, - spiega Cristina - non abbiamo diritto a nessun ristoro. Non figuriamo tra le categorie danneggiate dalle nuove restrizioni che riceveranno i 650 milioni di euro stanziati con il decreto Natale". Una "beffa clamorosa" sottolineata anche dal presidente di Federalberghi, Bernabo Bocca. "Le misure di contenimento varate dal Consiglio dei ministri - dice a La Stampa - costituiscono l'ennesima mazzata sulla testa delle imprese. In 10-14 giorni che vanno da Natale all'Epifania gli italiani dovranno restare in casa, mentre negli altri 4 sarà in ogni caso vietato uscire dal proprio comune. Una beffa clamorosa per quegli imprenditori che si erano fatti in quattro per mantenere gli alberghi aperti nonostante il divieto di spostarsi da una regione all'altra, gli impianti di risalita fermi, le terme chiuse, l'obbligo di cenone in camera e mille altre regole astruse". E l'esclusione dai ristori assesta l'affondo finale. "Il decreto - denuncia Bocca - stanzia 650 milioni di euro per tutelare, com'è giusto, i bar e i ristoranti, ma dimentica completamente gli alberghi, che hanno subito danni ancora maggiori". Un contraccolpo che brucia un giro d'affari di circa 13 miliardi di euro, inchiodando tutto l'indotto del settore vacanze: non solo alberghi, ma anche trasporti, divertimenti e cibo.

Ma a fare infuriare l'albergatrice della Valchiavenna non sono i soldi andati in fumo e il grottesco tira e molla delle istituzioni che le negano anche le poche "briciole" di risarcimento, ma l'accavallarsi di provvedimenti fumosi che, prestandosi all'interpretazione, hanno più il sapore della presa in giro. "Ho passato due giorni a leggere il decreto, tentando di capire. In teoria non è permesso uscire dal comune di residenza, ma poi ci sono le deroghe. Si può andare nelle seconde case o a trovare parenti e amici nell'ambito della regione, ma non viene specificato nulla per le strutture ricettive. In pratica, il decreto stesso si presta ad essere aggirato. Basterebbe dire che si va da un amico e, invece, si va in albergo. Solo che così si rischia la multa e, sinceramente, non me la sento.

Il governo non ha avuto il coraggio di prendersi la responsabilità di scelte forti e ci ha condannati a morire in un limbo ridicolo. E io adesso cosa dico ai clienti?"

Commenti