Cronache

Dalla clausura ai porti aperti

Dalla clausura ai porti aperti

Le suore di clausura, con una lettera aperta, hanno chiesto di spalancare porti, portoni e portoncini all'arrivo dei migranti. No, non è una barzelletta. Anche se gli elementi per una commedia degli equivoci e dei paradossi ci sarebbero tutti. Ma non è uno scherzo, è una delle tante inverosimili cronache estive sul dibattito che riguarda i migranti.

Domenica 14 luglio Avvenire pubblica un accorato appello - firmato da numerosi gruppi di clarisse e carmelitane scalze - indirizzato al governo e al capo dello Stato. Il succo della lettera è semplice: torniamo umani, in giro c'è troppo razzismo, troppa discriminazione, non dimentichiamo le esigenze dei fratelli migranti, non chiudiamoci nelle nostre paure. E poi via con una filippica sull'esigenza di aprire le porte alla contaminazioni di altre culture e all'arrivo dei migranti. E qui, i maliziosi, potrebbero dire «da che pulpito viene la predica!» - per rimanere in tema religioso. Anche perché loro, le sorelle, vivono in conventi molto più chiusi dei salviniani porti, che poi alla fine, come dimostra Carola, sono in realtà apertissimi. Ma d'altronde fanno le suore e non sono mica le majorette del leader leghista, cos'altro avrebbero dovuto dire? Niente.

Ma il quotidiano Avvenire - che ha rilanciato ieri la petizione con un editoriale - ha deciso di tirare la questione per la tonaca, montando una campagna stampa con tanto di raccolta firme tra le comunità religiose femminili e tam tam online. Anche perché - lascia sottintendere il quotidiano della Cei - dopo che Trump ha fatto arrestare i religiosi pro migranti negli Usa, non si sa mai cosa possa succedere in Italia. Da America First a Prima gli italiani il passo è breve...

Una vera e propria chiamata alle armi contro il ministro dell'Interno e a favore degli sbarchi. E alla fine, anche le suore più mistiche e riflessive hanno rotto il silenzio del claustro e sono entrate nella bolgia del dibattito sguaiato pro e contro migranti. Come dicevamo all'inizio: non è una barzelletta. Purtroppo.

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