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La commissione sul Covid non sia un tribunale

Uno dei problemi di questo Paese, che spesso si tramuta in follia, è l'abitudine di trasformare ogni questione, errore o quant'altro in un reato penale

La commissione sul Covid non sia un tribunale

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Uno dei problemi di questo Paese, che spesso si tramuta in follia, è l'abitudine di trasformare ogni questione, errore o quant'altro in un reato penale: una consuetudine purtroppo italiana che in una certa sinistra è diventata un'inclinazione comportamentale e nei Cinque Stelle addirittura una perversione. Ma proprio perché sarebbe sbagliato seguirne l'esempio se si ha una concezione liberale e garantista del diritto, bisogna avere bene in mente scopi e limiti della Commissione parlamentare sul Covid che esaminerà il comportamento e le scelte di Giuseppe Conte, leader grillino ed ex premier, e di Roberto Speranza, ministro della Sanità all'epoca della pandemia.

In quell'organismo, deve essere chiaro, non si dovrebbero individuare e perseguire ipotetici reati. Per quello c'è l'autorità giudiziaria che basta e avanza, visto che spesso - in ossequio alla cultura giacobina che piace, appunto, ai 5 Stelle e alla sinistra giustizialista - esonda dai suoi compiti e analizza attraverso le lenti degli articoli del codice penale pure le scelte politiche: portare in giro Matteo Salvini nei tribunali di tre città diverse per contestargli le decisioni assunte da ministro dell'Interno per limitare gli sbarchi di immigrati clandestini nel nostro Paese, diciamoci la verità, è una bestemmia giuridica. Semmai la commissione può essere utile per individuare i ritardi nell'affrontare l'emergenza Covid, gli errori che sono stati commessi, le strategie sbagliate messe in campo. Tutte questioni che riguardano la sfera politica e non certo il codice penale. Sarebbe un lavoro encomiabile e necessario, dato che appena un anno fa un personaggio della statura di Bill Gates, fondatore di Microsoft e uno degli uomini più ricchi del mondo, si è lasciato andare a questa terribile profezia: «Dopo il Covid arriverà una pandemia ancora peggiore, ma siamo ancora in tempo per evitarla».

Ecco, analizzare gli errori del passato per prevenire i pericoli futuri: questo dovrebbe essere il compito della Commissione. E individuare gli errori significa pure considerare, se ci sono state, responsabilità politiche determinate magari dall'incapacità o dall'incompetenza di chi in quei mesi tragici ha ricoperto ruoli pubblici di primo piano. Ma su quei dati rifletteranno l'opinione pubblica e gli elettori, non dovrebbero certo servire a spedire qualcuno nelle patrie galere. Scambiare una commissione parlamentare per un tribunale sarebbe, infatti, un mezzo abominio, perché in un organismo parlamentare le maggioranze - non potrebbe essere altrimenti - sono determinate anche dal colore politico delle casacche dei suoi membri. E individuare responsabilità penali, emettere verdetti in quella sede è roba che ha più a che vedere con gli Stati totalitari che con le democrazie.

In più, si farebbe un torto a chi pensa che la politica debba essere separata dalla giustizia dando ragione - e sarebbe un paradosso - proprio a chi, come i grillini di Giuseppe Conte, ha fatto del giustizialismo il proprio credo politico. Già, non servono né processi di piazza, né ghigliottine, questi sono gli orrori e le parodie degli pseudo-giacobini di un recente passato.

Semmai vale la pena comprendere ciò che non ha funzionato nella macchina dello Stato per non ripetere un domani gli stessi errori.

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