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"O sei cristiano, o sei Salvini": il don a processo non si scusa

Il leader del Carroccio aveva proposto di ritirare la denuncia in cambio di scuse e 1000 euro da devolvere ad una Onlus che si occupa di disabili. "Non ho niente di cui scusarmi", replica il parroco: udienza il prossimo 14 maggi

"O sei cristiano, o sei Salvini": il don a processo non si scusa

Aveva punzecchiato Matteo Salvini nel corso dell'omelia pronunciata durante la messa celebrata lo scorso 6 novembre del 2016 nella parrocchia di Santo Stefano di Mariano Comense, per questo motivo il sacerdote 80enne è finito dinanzi al giudice di pace del tribunale di Como.

L'accusa da cui deve ancora difendersi don Alberto Vigorelli, dato che l'udienza è stata rinviata al prossimo 14 maggio, è quella di diffamazione. Una denuncia presentata proprio dal leader del Carroccio, informato del contenuto dell'omelia dall'ex sindaco di Mariano Comense della Lega Nord Alessandro Turati.

"O siete cristiani o siete Salvini", aveva ammonito dal pulpito il parroco, commentando con queste parole un versetto specifico tratto dai Vangeli. "Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato", recita il passo tratto da Matteo 25:35. Un contenuto evidentemente ritenuto incompatibile dal parroco 80enne con l'orientamento polico dell'ex vicepremier: da qui l'"aut aut" rivolto ai fedeli che assistevano alla messa.

Dinanzi alla denuncia sporta da Salvini era arrivata la richiesta di archiviazione da parte del sostituto procuratore di Como Massimo Astori, il quale aveva ritenuto che nelle parole del sacerdote non fossero rilevabili presupposti di diffamazione o offesa rilevante dal punto di vista penale. Quest'ultimo, nelle parole di don Vigorelli, trovava infatti solo: "Impliciti giudizi a carattere negativo sulla figura politica che, seppure fuori luogo, non assurgono a offesa della sua reputazione, ma integrano una sottintesa critica politico-sociale e una disapprovazione del religioso verso contenuti, peraltro non specificati, ritenuti incompatibili con la morale cristiana".

Ciò nonostante, anche a seguito dell'opposizione dello stesso Salvini alla richiesta di archiviazione, il giudice di Pace aveva comunque provveduto all'imputazione coatta del parroco. Tutto ciò fino ad arrivare all'udienza di ieri, conclusa con un rinvio.

Salvini si era detto disponibile a ritirare l'istanza: "Se questo prete, che mi odia, chiederà scusa e devolverà 1000 euro a una Onlus che si occupa di disabili, pace fatta e amici come prima". Proposta rispedita al mittente, per bocca anche del legale dell'imputato, avvocato di Como Oreste Dimioni. "Ha predicato il Vangelo quel giorno, un’azione per la quale non può scusarsi", ha detto il legale, come riportato da "Il Giorno".

Ed anche lo stesso parroco ritiene di non aver nulla da farsi perdonare. "Non ho capito perchè vuole delle scuse, io non l'ho offeso". Una posizione tenuta fin da subito, già dai momenti successivi alla denuncia di Salvini. "Non pensavo proprio di arrivare a questo punto. Non capisco davvero cosa mi contestino. Ho detto semplicemente che i cristiani non possono essere discepoli di Salvini e di Cristo, o una cosa o l’altra. O si segue Gesù o Salvini", disse allora il parroco, come riportato da "Il Corriere della Sera".

"Tra l’altro, non era certo mia intenzione fare politica. Ho detto quella frase commentando un preciso brano del Vangelo. Ho ribadito, come dicono le Sacre Scritture, che i cristiani accolgono lo straniero. Niente di più", concluse.

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