Cronache

Concorso di magistratura, una candidata: "Farmi spogliare è stata una violenza"

La giovane ha raccontato cosa è successo nei bagni: "Mi hanno chiesto di tirare giù le mutande. C'era un clima intimidatorio"

Concorso di magistratura, una candidata: "Farmi spogliare è stata una violenza"

Roma, 26 gennaio 2018 .Titolo: "Dottoressa, si tiri giù le mutande". Inzia così il post-denuncia di Cristiana Sani, 30enne candidata al concorso in magistratura dello scorso gennaio che, appena tornata a casa, ha scritto sul suo profilo Facebook cosa le è successo.

"Agli scritti del concorso di Magistratura succede che alcune agenti della Polizia penitenziaria decidano improvvisamente di rinchiudere una concorsista alla volta in un angolo del bagno e perquisirla. La perquisizione richiede di togliersi la maglia, allentare il reggiseno, calarsi i pantaloni. E tirarsi giù le mutande. Questo è quello che oggi è successo a me e ad altre mie colleghe. Ed ha solo un nome: VIOLENZA", si legge nel post dell'aspirante magistrato.

Il racconto

Dopo la denuncia su Facebook, la giovane è tornata a parlare."A due ore e mezzo dalla dettatura della traccia, ci hanno comunicato che potevamo andare in bagno. Con altre mi sono alzata e mi sono messa in fila nel bagno delle donne", ha raccontato a Repubblica.

"Visto che eravamo in tante, due agenti della polizia penitenziaria hanno detto alle ragazze che erano dietro di me andare nei bagni esterni. Ma le candidate hanno rifiutato. Faceva freddo e avrebbero perso tempo prezioso per ultimare la prova. A quel punto uno degli agenti indispettito ha risposto: 'Vi faccio passare dei guai. Adesso mi tolgo la cintura e la pistola e il mio lavoro lo fate voi'. Il clima era pesante e intimidatorio. Ho visto una ragazza uscire dal bagno piangendo".

Poi il racconto della perquisizione. "Mi hanno detto di mettermi in un angolo del corridoio del bagno, dove chiunque poteva vedermi, chiedendomi di alzare la maglietta e di slacciare il reggiseno. Quindi mi hanno chiesto di tirare giù i pantaloni. L'ho fatto, ma poi è arrivata un richiesta inaccetabile. 'Dottoressa, adesso cali le mutande', mi hanno chiesto. Ho sentito dentro di me qualcosa che si ribellava. Di fronte alla mia reticenza, una delle due agenti ha urlato: 'Che fa, non se le cala? Ha il ciclo?'".

"Non mi sono stati trovati addosso né bigliettini né altro. Se avessi avuto qualcosa nascosto nelle mutande mi avrebbero espulso all'istante. Invece ho concluso il concorso e ho un attestato che prova la mia regolare partecipazione", ha dichiarato.

Cristiana Sani ha anche annunciato di aver "preparato un esposto al Csm e alla Procura. Purtroppo so che diverse altre candidate hanno subito gli stessi abusi. Ma tutto questo non spegnerà il mio sogno di diventare magistrata.

Proprio per difendere le donne", ha concluso la 30enne.

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