La consulenza ha permesso di realizzare buone performance trimestrali

Negli anni, la consulenza ha permesso al Private Banking di affermarsi come un modello distributivo di eccellenza, sia agli occhi dei clienti sia per gli stessi banker. Un contesto che ha agevolato l'evoluzione degli asset gestiti dagli istituti di Private Banking nel nostro Paese che è, infatti, proseguita anche nel primo trimestre di quest'anno, attestandosi a fine marzo 2015 a 540 miliardi, 39 miliardi in più rispetto ai 501 miliardi di fine 2014. Osservando più da vicino le variazioni degli asset per tipologia di player di mercato, si scopre che, a fronte di un rialzo medio trimestrale del +7,8%, le business unit hanno registrato un aumento di asset del 10,2% nel primo trimestre, le società estere un incremento del +8,2%, le imprese di Private Banking specializzate un +7,8: sotto la media, con un +7%, le banche universali grandi. Alla luce di questi flussi trimestrali, a fine marzo 2015, la quota di mercato delle banche universali grandi si attestava al 65,8%, seguite dalle business unit (18,9% di market share ), dalle aziende private specializzate (12,6%) e dalle società estere (11,0%). L'analisi di Aipb (Associazione italiana Private Banking) permette di verificare anche quali siano state le tipologie di prodotti e flussi che hanno determinato la raccolta trimestrale. Davanti a tutti, con il 37,8% del totale, la raccolta gestita, l'insieme aggregato di fondi Comuni , gestioni patrimoniali e altra raccolta gestita: poi si piazza la raccolta amministrata (34,6%), che comprende obbligazioni non bancarie, titoli di Stato, azioni, Etf e, quindi, figura la raccolta diretta (16,2%), cioè i flussi in liquidità e in obbligazioni bancarie; infine, i prodotti assicurativi (11,3%).

Per quanto riguarda il mix di portafoglio, si scopre che dal 2008 a oggi, la clientela Private italiana ha promosso i fondi comuni di investimento (che dall'11,4% di sette anni fa si sono portati al 18,6% attuale), e i prodotti assicurativi quasi raddoppiati dal 6,7% del 2008 all'11,3% di marzo 2015. Ma qual è il profilo socio demografico del cliente Private italiano?

Nell'80% dei casi è maschio, con un'età prevalentemente nella fascia tra 55 e 64 anni (31% del totale): la fascia di età di clientela tra i 45 e i 54 anni vale invece il 27% del totale e quella tra i 35 e i 44 anni il 21%. A livello di professione, invece, prevalgono gli imprenditori (32% del totale), i liberi professionisti (25%), i commercianti e gli artigiani (10%), e i dirigenti (9%). I laureati (48%) prevalgono su tutti in termini di istruzione, davanti ai clienti con diploma di media superiore (45%).

Infine, uno sguardo alla distribuzione territoriale. Il 45% della clientela Private italiana è del Nord Ovest, il 32% appartiene invece alle regioni del Nord Est, il 18% alle aree del Centro, mentre soltanto il 5% è del Sud e delle Isole.

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