Coronavirus

Il coprifuoco serve a poco. E lo ammette persino Crisanti

Il virus può essere trasmesso sia di giorno che di notte. Ma il microbiologo insiste: "È una questione di probabilità"

Il coprifuoco serve a poco. E lo ammette persino Crisanti

Il coprifuoco? Si tratta solo di un "piccolo contributo" per tenere sotto controllo l'indice Rt. A dirlo è il professor Andrea Crisanti, uno dei più strenui sostenitori di questa limitazione imposta dal governo. Intervenuto nel corso della trasmissione Agorà, in onda su Rai3, il microbiologo dell'università di Padova ha infine dovuto ammettere che la limitazione d'orario sulla quale si sta così tanto discutendo non è certo l'arma più importante nella lotta contro il Covid19. Le persone, infatti, possono infettarsi in qualunque momento, il virus non è più pericoloso di notte. La prudenza però, ha insistito Crisanti, non è mai troppa, e bisogna evitare gli assembramenti.

La questione coprifuoco

Naturale che nel corso della trasmissione sia stato chiesto al microbiologo di parlare del coprifuoco ancora fissato alle ore 22. In questi ultimi giorni la discussione sul tema si è fatta sempre più accesa fra coloro che chiedono di annullare o almeno posticipare l'orario limite della misura e chi invece insiste nel voler mantere la situazione attuale. I rappresentati delle forze dell'ordine, intanto, stanno avendo sempre più difficoltà a far rispettare le regole: tanti gli episodi di insofferenza da parte delle persone, da Milano fino alla Capitale.

Per Crisanti "la trasmissione del virus è esclusivamente una questione di probabilità, più ci si incontra più le probabilità crescono", ne consegue, dunque, "che ogni azione conta: conta la mascherina, conta il distanziamento, conta evitare gli assembramenti e conta sicuramente la probabilità di incontrarsi in condizioni non protette per più ore". Da qui la necessità di rispettare il coprifuoco, anche se, come ha precisato lo stesso microbiologo: "Il virus circola alle 8 di mattina come la sera tardi, ma il coprifuoco dà il suo piccolo contributo al controllo dell'indice Rt". Tanti piccoli contributi "se sommati insieme ci aiutano a uscire da questa situazione prima possibile"."Io capisco le difficoltà a comprendere il problema del coprifuoco", ha comunque ammesso l'esperto.

Bisognava aspettare a riaprire

Malgrado i dati attuali siano positivi, come dichiarato dallo stesso Crisanti, il governo Draghi avrebbe dovuto attendere ancora un poco prima di procedere con le prime riaperture. Secondo il microbiologo, infatti, sarebbero bastate 2-3 settimane in più per ripartire con maggior sicurezza. "Noi dobbiamo guardare i dati di Israele e Inghilterra, che ci dicono che con il vaccino se ne può uscire. Allora perché far correre un rischio inutile a persone fragili per non aspettare 2-3 settimane? Non si trattava di aspettare mesi, ma 2-3 settimane", ha spiegato il professore. "Questa è una corsa tra la vaccinazione e il virus. Nel giro di 2-3 mesi potremo essere anche noi ai livelli di Israele e Inghilterra".

La speranza di Crisanti è che siano in molti a vaccinarsi."Dobbiamo capire che se nel mondo centinaia di milioni di persone non vengono vaccinate si creano le condizioni migliori per creare sempre nuove varianti", ha precisato il microbiologo. "È nostro interesse che tutti ricevano i vaccini, e questo è possibile o liberalizzando i brevetti o pagandoli di più".

La liberazione dei brevetti

Anche con la liberazione dei brevetti, ha spiegato infine Andrea Crisanti, la produzione dei vaccini non aumenterà immediatamente."Secondo me la cosa migliore è pagare di più i vaccini e chiedere alle compagnie che li producono di dare delle licenze in termini favorevoli a chi ne ha bisogno, ai Paesi che non sono in grado di produrli.

È una questione di solidarietà", è la proposta del professore.

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