Coronavirus

Coronavirus, è il giorno con più vittime: 627 morti in 24 ore

L'ultimo bollettino della Protezione civile: 37.860 malati in Italia (+4.670). I decessi salgono a 4.032, i guariti 5.129 (+689)

Coronavirus, è il giorno con più vittime: 627 morti in 24 ore

È il giorno con più vittime. 627 in un giorno. Un dato che fa salire il numero dei morti a 4.032. Continua a salire il numero di casi di coronavirus nel nostro Paese: sono 4.670 nuovi casi positivi da ieri per un totale di 37.860. Sale anche il numero dei guariti, arrivati a 5.129 con un incremento su ieri di 689 unità. Dall'inizio della diffusione del virus cinese, 47.021 persone hanno contratto il Covid-19 (compresi morti e guariti), con un'impennata di 5.986 nuovi casi in un solo giorno.

I pazienti ricoverati con sintomi sono 16.020; 2.655 sono in terapia intensiva, mentre 19.185 sono in isolamento domiciliare fiduciario. I dati sono stati resi noti dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, nel corso della conferenza stampa quotidiana sull'emergenza coronavirus. Per quanto riguarda le terapie intensive, "siamo partiti a inizio emergenza da 5.400 posti di terapia intensiva, siamo arrivati intorno agli 8.000 e stanno ancora crescendo - ha spiegato Borrelli -. Sono cresciuti anche i posti nei reparti specializzati, c'è un'attività di potenziamento richiesta dal ministero della Salute e messa in atto dalle Regioni".

"Ho firmato un'ordinanza di Protezione civile che consente il pagamento anticipato delle pensioni negli uffici postali e nelle banche. Non sarà più in un solo giorno ma dal 26 di marzo al 31, e così accadrà anche per aprile e per i mesi a venire", ha annunciato Borrelli che ha poi tuonato contro le fake news che circolano nel paese: "Voglio smentire seccamente che il dipartimento di Protezione civile si starebbe preparando per dichiarare condizioni di biocontenimento in tutto il Paese tra qualche giorno. Sono fake news che vanno punite. E non abbiamo avuto problemi di posti negli ospedali".

Dopo le dichiarazioni sul possibile picco dei contagi, Borrelli ha specificato che "ho evidenziato una cosa che mi è stata detta sul picco, non sapremo mai quando sarà. Si parlava ragionevolmente della settimana prossima o di quella successiva, ma non c'è un dato scientifico, ci sono delle valutazioni che devono trovare riscontri oggettivi". "Le misure messe in campo hanno dato dei risultati - ha continuato -, credo che il numero di positivi sia il frutto di una circolazione precedente alla stretta, che ci auguriamo tutti ci permetterà di fermare la diffusione del virus".

Roberto Bernabei, ordinario di Geriatria dell'università Cattolica di Roma, ha fatto poi il punto sui decessi. "Sulle cartelle del primi 355 deceduti sono emersi dati importanti: solo tre persone, lo 0,8%, non avevano altre patologie. Gli altri avevano due o più patologie. Il fattore di rischio vero non è avere solo un'età anziana, ma avere patologie concomitanti. Noi siamo il Paese più vecchio la mondo. L'età media degli infettati in Italia è di 63 anni contro i 46 dei cinesi. Meno del 10 per cento di mortalità è sotto i 60 anni, tutto il resto dai 60 in su", ha dichiarato Bernabei. A spiegare la differenza nella percentuale di mortalità con Covid-19 tra l'Italia e, ad esempio, la Germania, può essere anche il criterio utilizzato nei diversi Paesi. Il nodo è "chi è che viene definito morto per coronavirus: se in Germania si definisce fra le vittime solo il 28enne morto per polmonite interstiziale e non magari l'anziano con molte patologie che quando è morto era positivo al Covid-19 è chiaro che i dati saranno inferiori".

"Il decreto ha dieci giorni, serve aspettare almeno un paio di settimane per vedere i risultati delle misure adottate", ha detto Bernabei. Quanto al rischio di nuovi focolai, Bernabei ha replicato: "L'idea che ci possano essere degli spot nei prossimi giorni è possibile, ma non mi sconvolge. La cosa fondamentale è che vengano presi subito dei provvedimenti per cercare di restringerli". L'epidemia finirà entro l'estate? "Tutto è possibile, ancora non lo sappiamo - ha spiegato Bernabei -. E fino a quando non avremo la valutazione del picco, non potremo fare questi calcoli ulteriori".

Lombardia

"Dopo un mese siamo qui. È cambiata la nostra Regione, è cambiato il nostro modo di vivere. È stata una grande corsa e giorno per giorno questa strada la stiamo percorrendo tutti. Medici e infermieri: grandi eroi. I cittadini sempre più protagonisti di questa battaglia. Il virus si nutre del corpo dell'uomo, se lo trova si nutre di questo, altrimenti muore. Questa è la battaglia degli italiani, questa è la battaglia dei lombardi". Con queste parole l'assessore al Welfare Giulio Gallera ha ricordato che la lotta contro il virus continua da un mese. "Il 20 febbraio alle ore 21 arrivava sul mio cellulare la telefonata del primo caso positivo, un minuto dopo ho avvisato il presidente Fontana. Il sistema sanitario ha agito immediatamente".

"I numeri di oggi confermano una crescita costante: i positivi sono saliti a 22.264 (+2.380), gli ospedalizzati sono 7.735 (+348), in terapia intesiva 1.050 persone (+44). I decessi sono 2.549 (+381): crescono in maniera importante. 4.235 le persone dimesse e guarite", ha spiegato Gallera.

In Lombardia è sempre Bergamo la provincia di più colpita dal coronavirus, con 5.154 casi (509 in più rispetto a ieri) seguita da Brescia 4.648 (+401). A Milano città sono 1.550 i contagi, nella città metropolitana sono 3.804, 526 più di ieri con una crescita inferiore rispetto al dato precedente. Gallera ha poi sottolineato che questo incremento è "figlio di quel folle weekend dell'8 marzo in cui tutti erano ancora in giro non rendendosi conto del pericolo", e che per questo, visti i tempi di incubazione, l'auspicio è che invece le cose migliorino nei prossimi giorni.

L'assessore si è poi detto felice per la notizia del "bimbo di 40 giorni di Lecco guarito dal coronavirus", per l'assunzione di molti specializzandi e perché "stanno rispondendo all'appello i medici pensionati". "Ognuno deve combattere questa battaglia sapendo che è il protagonista e che la vinciamo se ognuno di noi la vive e la combatte con grande determinazione", ha affermato Gallera.

Lazio

"Oggi registriamo un dato con una crescita importante legato anche ai casi delle 59 religiose risultate positive che fanno balzare a 185 i casi di positività e a oltre mille i casi totali. In assenza di questa peculiarità il trend sarebbe stato di un incremento del 13% in linea con quello degli ultimi giorni". Lo ha annunciato l'assessore alla Sanità e l'Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D'Amato. "Sono rilevanti - ha aggiunto - anche i dati dell'aumento dei guariti: nove nelle ultime 24 ore e degli usciti dalla sorveglianza che sono 3.064.

Cinque i decessi".

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