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Coronavirus, 5.061 malati: 1.145 in più di ieri. Iss: "Basta atteggiamenti superficiali"

In Italia raggiunti i 5.883 casi. I morti sono 233. Allarme in Lombardia: possibile trasferimento dei pazienti in altre regioni

Coronavirus, 5.061 malati: 1.145 in più di ieri. Iss: "Basta atteggiamenti superficiali"

Sono 1.145 i nuovi contagi da coronavirus censiti oggi dalla Protezione Civile. Quasi il doppio del dato registrato ieri con 620 nuovi contagi. In totale le persone attualmente positive sono 5.061, ieri erano 3.916. In Italia, dall'inizio dell'epidemia di coronavirus, 5.883 persone hanno contratto il virus cinese. Di queste, 233 sono decedute (36 in più rispetto a ieri) e 589 sono guarite (+66).

In particolare, i pazienti ricoverati con sintomi sono 2.651 (+257); 567 sono in terapia intensiva (+105), mentre 1.843 sono in isolamento domiciliare fiduciario (+783). Per quanto riguarda le vittime, sono 36 le persone decedute nella giornata di oggi. "Le analisi che stiamo conducendo sui pazienti morti con infezione da coronavirus ci mostrano come le persone che muoiono siano anziane, con un'età media di 81 anni, prevalentemente maschi e portatori di più patologie: oltre l'80% ha più di due malattie, il 60% ne ha più di tre e solo il 2% non ne aveva nessuna. Si tratta soprattutto di 80-90enni, le figure più fragili", ha dichiarato Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità.

A livello regionale, in Lombardia si contano ad oggi 3.420 contagiati totali (+808) e 1.010 in Emilia-Romagna (+140). Rallenta invece la diffusione in Veneto (543, 55 in più rispetto alla giornata di ieri). "Si sono aggiunti in Lombardia più di 300 casi positivi sul laboratorio di Brescia che non erano stati conteggiati nei giorni scorsi", ha specificato il capo della protezione civile e commissario per l'emergenza, Angelo Borrelli.

Ospedali al collasso

Il virus continua quindi a diffondersi e aumentano le persone che necessitano delle cure negli ospedali. "La Lombardia come sapete ha una situazione di sofferenza negli ospedali - ha spiegato Borrelli -, ci aspettiamo possa essere richiesto il movimento di pazienti dalla terapia intensiva in altre Regioni. Abbiamo posti in Piemonte, Liguria, Veneto, ci sono disponibilità in tutte le altre Regioni. Guardando alla Lombardia cercheremo territori limitrofi" (guarda il video).

Nel frattempo, i medici delle terapie intensive lombarde hanno denunciato "una situazione al limite", una "pressione oltre ogni misura" che riduce "a livelli prossimi allo zero" altre attività sanitarie, mettendo "in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di Covid-19, ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al sistema sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura". "L'epidemia di Covid-19 esordita il 20 febbraio nell'area di Codogno è ormai estesa a tutta la Regione Lombardia con possibilità di diffondersi a tutto il territorio nazionale", hanno avvertito gli specialisti che chiedono "l'immediata adozione di drastiche misure finalizzate a ridurre i contatti sociali e utili al contenimento dell'epidemia. In assenza di tempestive e adeguate disposizioni da parte delle autorità saremo costretti ad affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità sanitaria".

Il clima

Dopo le numerose ipotesi che si sono rincorse negli ultimi giorni, il presidente dell'Iss ha affrontato il fattore clima. "La stagionalità non è un fattore che oggi possiamo determinare come risolutivo", ha dichiarato Brusaferro, spiegando come non ci sia "evidenza che con 40 gradi il virus retrocederà. Il possibile rallentamento dei contatti nella bella stagione potrebbe essere favorito dal fatto che si può svolgere una vita sociale maggiormente all'aperto, andare in campagna. In questo periodo invece è più frequente stare in luoghi chiusi. Non abbiamo però ancora evidenze del fatto che il caldo possa influire sul rallentamento del virus".

Infine, Busaferro ha invitato i cittadini a rispettare le misure di prevenzione del coronavirus.

"Voglio evidenziare l'importanza di adottare questo tipo di atteggiamenti e sottolineare la responsabilità" che ognuno di noi ha nel rispettare "le raccomandazioni, che sono ormai un refrain che da giorni ripetiamo, perché abbiamo evidenze di atteggiamenti superficiali, non consapevoli del rischio che si corre e si fa correre nel violarli".

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