Coronavirus

I farmaci anticoagulanti un'arma contro il virus?

L'Agenzia per il farmaco si dice pronta a verificare gli studi degli effetti degli anticoagulanti contro il Coronavirus

I farmaci anticoagulanti un'arma contro il virus?

"L’Aifa si dice pronta a ricevere proposte sull’utilizzo dei farmaci anticoagulanti nelle terapie utilizzate per contrastare il coronavirus".

L'Agenzia italiana per il farmaco si dice pronta a verificare l'utilizzo degli anticoagulanti, come l'eparina, nelle terapie sul Coronavirus. "Al momento è un'ipotesi, plausibile, che però come tutte le ipotesi in medicina, richiede una prova" è stato dichiarato da Luca Richeldi, primario di pneumologia del Policlinico Gemelli e componente del Comitato tecnico scientifico dell'istituto di via del Tritone, nel corso del punto stampa quotidiano alla Protezione civile.

"In un numero consistente di pazienti - ha dichiarato Richeldi - si è visto che ci sono delle micro trombo embolie a livello polmonare, questo è abbastanza frequente nei pazienti che decedono nelle terapie intensive". "A questo proposito - ha aggiunto - suggerisco a tutti di visitare il sito dell'Aifa che ieri ha pubblicato una documento su questo tema in cui stimola la sottomissione di studi per verificare questa ipotesi".

Questa posizione dell'Aifa è stata presa dopo le dichiarazione di Filippo Drago, docente di Farmacologia e direttore dell'Unità di Farmacologia clinica al Policlinico di Catania. Il farmacologo, difatti, alle agenzia ha dichiarato che:"Dati pre-clinici ci dicono che il Sars-Cov-2 si lega a un analogo dell'eparina, all'eparina endogena per capirsi, quella prodotta dal nostro corpo, inattivandola. C'è quindi la necessità di supplementare l'eparina dall'esterno con una molecola come l'enoxeparina. Ma l'uso di questo tipo di medicinale, le eparine a basso peso molecolare, è già previsto nelle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) anche per i pazienti Covid, come preventivo di eventi tromboembolici".

Per il medico, però, il punto ora è un altro:"Il problema è diverso perché abbiamo l'impressione, supportata da esami autoptici su diversi pazienti, che questi pazienti muoiano non tanto per insufficienza polmonare grave - sottolinea Drago - quanto per eventi tromboembolici, problemi che sono legati a un danno da parte del virus sull'endotelio basale e alveolare del polmone. Siamo convinti che somministrando enoxeparina non solo in fase preventiva, ma anche terapeutica a dosi medio-alte, si possano prevenire i trombi e anche limitare la carica virale, risolvendo la polmonite".

"Siamo convinti - ribadisce l'esperto - che l'uso dell'enoxaparina possa fare molto di più che prevenire coaguli in questi pazienti. Ho visto le Tac di questi pazienti e sono sconvolgenti: il polmone non c'è più, i pazienti non respirano più se non con margini di tessuto, il problema però è che con la respirazione assistita questi pazienti possono durare di più se non ci sono fenomeni tromboembolici. Il danno endoteliale è catastrofico e c'è persino il rischio di una coagulazione intravascolare disseminata (Cid) che quando si verifica è inarrestabile: il paziente muore per trombosi diffusa. Una situazione che si tenterà di arginare proprio con l'uso dell'eparina".

A queste dichiarazione di Drago, l'Aifa aveva risposto:"Poiché l'uso terapeutico delle eparine a basso peso molecolare sta entrando nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete e con importanti incertezze anche in merito alla sicurezza, si sottolinea l'urgente necessità di studi randomizzati che ne valutino efficacia clinica e sicurezza".

"In tale complesso quadro le eparine a basso peso molecolare si collocano: nella fase iniziale della malattia quando è presente una polmonite e si determina una ipomobilità del paziente con allettamento. In questa fase l'Ebpm dovrà essere utilizzata a dose profilattica allo scopo di prevenire il tromboembolismo venoso. Nella fase più avanzata, in pazienti ricoverati per contenere i fenomeni trombotici a partenza dal circolo polmonare come conseguenza dell'iperinfiammazione. In tale caso le Ebpm dovranno essere utilizzate a dosi terapeutiche".

"L'uso delle eparine a basso peso molecolare nella profilassi degli eventi trombo-embolici nel paziente medico con infezione respiratoria acuta e ridotta mobilità - prosegue Aifa - è raccomandato dalle principali linee guida e deve continuare per l'intero periodo dell'immobilità. L'enoxaparina è indicata per tale uso clinico alla dose di 40mg al giorno".

"L'uso delle Ebpm nei casi gravi di Covid-19 può essere considerato nei pazienti che presentano livelli di D-dimero molto superiori alla norma (4-6 volte) e/o un punteggio dello score Sic>4. Poiché tale indicazione si basa su evidenze molto preliminari, può essere considerata solo dopo un'attenta valutazione caso per caso. È importante inoltre considerare che lo studio retrospettivo sopra descritto indica che nei pazienti che non mostrano pari livelli di attivazione della coagulazione, la somministrazione di eparina non apporta benefici, ma potrebbe anche indurre un peggioramento.

L'effetto negativo è particolarmente evidente nei pazienti che mostrano livelli di D-dimero nei limiti della norma".

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