Coronavirus

"Gli occhi la porta di ingresso". Cosa accade con le lacrime

La ricerca dello Spallanzani svela un altro aspetto degli strumenti di diffusione del Sars-Cov-2: quando il tampone fornisce un esito negativo, quello oculare può invece risultare ancora positivo per giorni

"Gli occhi la porta di ingresso". Cosa accade con le lacrime

Proseguono gli studi effettuati dai ricercatori col fine di accumulare preziosi dati circa le caratteristiche e gli strumenti di diffusione del Coronavirus.

Proprio sulla base di uno di questi, messo in atto da un team dell'Istituto nazionale malattie infettive dello Spallanzani di Roma, si è potuto rilevare che che il virus Sars-Cov-2 risulta attivo e dunque contagioso persino nelle lacrime dei pazienti che ne sono affetti.

Un nuovo tassello da aggiungere al complesso puzzle del Coronavirus, specie nella misura in cui possa risultare utile nella prevenzione dei contagi tanto che, prima della pubblicazione della ricerca sulla rivista Annals of Internal Medicine, i dati sono stati comunicati direttamente all'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). L'origine dello studio risale alla fine dello scorso gennaio, quando ad una donna ricoverata presso la struttura dello Spallanzani di Roma per una congiuntivite bilaterale e poi risultata positiva al Coronavirus, fu effettuato un tampone oculare. Anche da questo è stato possibile per i ricercatori dell'Istituto nazionale di malattie infettive isolare il virus Sars-Cov-2, assolutamente in grado, dunque, di diffondersi pure nelle congiuntive degli occhi oltre che all'interno dell'apparato respiratorio.

La responsabile dell'Unità operativa Virus emergenti del laboratorio di virologia dello Spallanzani di Roma Concetta Castilletti si è espressa a riguardo: "Questa ricerca dimostra che gli occhi non sono soltanto una delle porte di ingresso del virus nell’organismo, ma anche una potenziale fonte di contagio. Ne deriva la necessità di un uso appropriato di dispositivi di protezione in situazioni, quali gli esami oftalmici, che si pensava potessero essere relativamente sicure rispetto ai rischi di contagio che pone questo virus.", ha riferito la responsabile, come riportato da "Repubblica".

Un altro dato importante emerge da questa ricerca, vale a dire il fatto che proprio nelle congiuntive degli occhi il virus possa persistere anche quando i tamponi faringei effettuati su un paziente affetto da Coronavirus risultano invece negativi. Ciò si è potuto registrare proprio sulla stessa paziente ricoverata presso lo Spallanzani. Dopo tre settimane di ricovero, infatti, mentre il tampone faringeo dava esito negativo, quello oculare continuava a mostrarsi debolmente positivo, e questo addirittura fino a 27 giorni complessivi. Rimane da verificare se la positività, però, equivalga anche ad un pericolo di potenziale contagio dalle lacrime. I test molecolari possono infatti rilevare esclusivamente l'effettiva presenza dell'Rna virale nel campione prelevato, ma solo quando il virus viene isolato in una coltura cellulare è possibile valutarne le capacità di contagio.

Il direttore generale dello Spallanzani Marta Branca si dice orgoglioso dei dati raccolti: "La scoperta dei nostri ricercatori è un altro piccolo tassello che si inserisce nel complicato puzzle di questo virus. La nostra soddisfazione è quella di contribuire, con questa ricerca, a far conoscere meglio i meccanismi di contagio e, quindi, a creare maggiore consapevolezza e sicurezza negli operatori chiamati a confrontarsi con la gestione clinica dei pazienti", commenta.

"In qualche modo è stato dimostrato che il virus entra ed esce dagli occhi. Anche la stessa congiuntivite deriva dal fatto che Sars-Cov-2 può entrare anche dagli occhi. Oggi, con questo nuovo tassello che si aggiunge alla conoscenza del virus, emerge che si può moltiplicare anche nell'epitelio congiuntivale", aggiunge il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità Gianni Rezza, commentando la ricerca dello Spallanzani.

"E' molto importante che si continui a studiare e ad approfondire la conoscenza di questo virus", conclude.

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