Coronavirus, cardiologo Romeo: "Contagiati a rischio miocardite"

Il cardiologo Francesco Romeo evidenzia casi di miocardite in alcuni pazienti affetti da Covid-19. Sulle mascherine avvisa: "Dovremmo metterle tutti"

Coronavirus, cardiologo Romeo: "Contagiati a rischio miocardite"

"I pazienti affetti da coronavirus possono riportare anche una miocardite". Questo, in estrema sintesi, quanto afferma Francesco Romeo, direttore Uoc Cardiologia e cardiologia interventistica al Policlinico Tor Vergata di Roma, nel corso di un'intervista all'Adnkronos.

Stando a quanto riferisce l'esperto, oltre all'infezione polmonare acuta (polmonite interstiziale bilaterale), il Covid-19 può ingenerare delle patologie a carico del cuore quale, ad esempio, una miocardite. "In questa malattia, come nell'influenza stagionale e in altre patologie respiratorie, ci può essere un interessamento miocardico. - spiega il dottor Romeo - Con alcuni colleghi abbiamo mandato una lettera alla rivista The Lancet, segnalando alcuni casi di miocardite". Al momento si tratta di ipotesi maturate sul campo, ovvero, di indicazioni non documentate: "E' difficile documentare una miocardite in questi pazienti - precisa - perché per accertarla occorre una risonanza magnetica, esame che in fase acuta non è facile da fare. Però abbiamo notato in più casi un interessamento cardiaco. Stiamo indagando su questo elemento, perché ci sono segnalazioni significative di miocardite in pazienti Covid-19".

La paura di contrarre il virus sta seminando il panico tra la popolazione. A farne le spese, soprattutto le persone a rischio infarto che, pur di scongiurare un eventuale contagio, ignorano volontariamente i sintomi di un attacco cardiaco per giorni. Una pratica che, a detta del cardiologo, rischia di compromettere la salvaguardia di molti infartuati: "Si stanno vanificando in queste settimane 20 anni di campagne d'informazione che evidenziavano l'importanza di rivolgersi subito al pronto soccorso in caso di segnali di infarto, come dolore al petto e difficoltà a respirare: eppure, ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento dell'infarto, la mortalità aumenta del 3%. Se ritardo mezz'ora, quindi, muore il 10% in più dei pazienti. Il timore di chiamare l'ambulanza o di recarsi in ospedale pur in preda ai sintomi di un attacco di cuore sta facendo registrare un calo fino al 40% degli accessi per infarto ai pronto soccorso italiani, a causa della paura di essere contagiati dal coronavirus". Attraverso campagne informative promosse dalla Fondazione italiana cuore e circolazione, con la collaborazione della Società italiana di cardiologia, ricorda Romeo "sono anni che cerchiamo di sensibilizzare gli italiani sull'importanza di un intervento precoce per ridurre al minimo i danni da infarto. Ad esempio con lo slogan 'Ogni minuto contà, che evidenzia proprio quanto sia prezioso ogni attimo per salvare la vita di chi subisce un infarto. Mentre stiamo vedendo pazienti che si sono tenuti i sintomi anche 5 giorni prima di decidersi a venire in ospedale. Tutto per il timore di essere contagiati dal nuovo coronavirus".

Il medico rivolge dunque un appello ai pazienti sollecitando un intervento tempestivo: "Noi dobbiamo dire a questi pazienti che non devono avere paura e che devono subito recarsi nei centri di riferimento specializzati che trattano centinaia di casi ogni anno, perché tutti si sono attrezzati con percorsi separati dedicati", garantisce lo specialista. Romeo ricorda quali sono i segnali principali di un attacco di cuore: "Dolore toracico, che qualche volta si può associare a dispnea. Questa è la sintomatologia primordiale, chiamata di 'chest discomfort', che deve allarmare in particolar modo chi è ad alto rischio di infarto, come pazienti con coronaropatia, ipertesi o diabetici".

In questi giorni si è molto discusso sulla necessità o meno di indossare le mascherine chirurgiche anche in assenza di sintomi da contagio. Netta, a tal riguardo, la posizione di Romeo: "Come si fa a dire che non serve la mascherina? Perché allora devo stare a un metro di distanza da tutte le persone? Io penso che la diffusione dell'epidemia possa avvenire ovunque, al supermercato, dove la gente parla e si contagia, anche a un metro di distanza. Dovremmo usare le mascherine. Solo ora, poi - prosegue il cardiologo - sento dire che il paziente asintomatico è contagioso. Queste sono persone che rilasciano enormi quantità di virus, ci sono ormai report documentati su The Lancet, sul New England Journal of Medicine. Io penso ci sia stato qualche errore di comunicazione. Occorre privilegiare chi è più rischio: i medici sono in prima linea a mani nude contro questa emergenza e difatti il 10% dei contagiati è composto da operatori sanitari e in un giorno sono morti 7 medici. All'inizio si è sbagliato dicendo che le mascherine non servivano. Ora ce ne servono 90 milioni di pezzi, che chissà dove troveremo".

Il tragico sorpasso dell'Italia sulla Cina circa i decessi per coronavirus (4000) preoccupa l'esperto che, di certo, non le manda a dire: "Ho sentito parlare di morti 'con coronavirus' e non 'per coronavirus': vengano a vedere i quadri di insufficienza respiratoria

acuta mai visti che ci capitano in questi giorni. E' vero, molti pazienti sono over 50, ma la scelta di tranquillizzare a tutti i costi, soprattutto all'inizio dell'emergenza, è stato un grande errore comunicativo".

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