Coronavirus

Codogno reagisce: "Normalità per combattere la psicosi"

Gli abitanti di Codogno, uno dei focolai lombardi del coronavirus, provano a reagire: "Abbiamo voglia di tornare alle normalità"

In foto, Alessandra Maestri
In foto, Alessandra Maestri

Gli abitanti della "zona rossa". I "contagiati". Questi, e tanti altri, sono stati gli appellativi più diffusi con cui la stampa - facendo un po'di sana autocritica - ha raccontato i residenti dei comuni focolaio del virus nella provincia di Lodi. Ma al di là delle cinture di sicurezza, dietro quelle mascherine che nascondono il sorriso, ci sono i volti delle persone che non hanno mai battuto la fiacca, neanche a fronte della più catastrofica proiezione del contagio epidemiologico. "Vogliamo ritornare alla normalità, il più presto possibile", è un coro all'unisono quello che si leva tra le strade della graziosa città di Codogno.

"Mi fa sorridere che la chiamino 'città', per noi codognesi è sempre stato un paese", racconta Alessandra Maestri, titolare dell'omonimo panificio di via Roma alla redazione de IlGiornale.it. Alessandra non ha mai chiuso bottega nonostante il vento non le fosse favorevole durante il picco dell'emergenza sanitaria. "E come si fa? Noi sforniamo il pane ogni giorno, si tratta dei beni di primo consumo. E poi, la vita va avanti, deve andare avanti". La voglia di normalità è tanta quanto la necessità di sconfessare l'immagine di una città piegata da un numero crescente di contagi. "All'inizio, nel pieno dell'emergenza, non sapevamo come gestire la situazione - racconta - Non capivamo cosa sarebbe accaduto. Nei primi giorni c'è stato un picco di vendite, la gente era spaventata e quindi ha fatto scorta di tutto. Poi, c'è stato un brusco calo ma adesso la situazione è ritornata stabile. I clienti vengono ed acquistano il pane normalmente".

Ma chi sono i codognesi? Chissà in quanti se lo saranno chiesti a seguito dell'infausta circostanza. "Gente molto socievole e sociale. - afferma con tono fiero Alessandra - Non siamo persone che si barricano in casa ad aspettare 'che passi'. Amiamo uscire, stare all'aria aperta ed è proprio quello che stiamo provando a fare in questi giorni. All'inzio, la gente aveva paura ma adesso c'è un via vai quasi ordinario. C'è tanta voglia di riprendere le buone, vecchie abitudini. Ce la stiamo mettendo tutta".

I bambini sono l'anima del 'paese'. E nonostante le condizioni avverse, la quarantena forzata, ci si impegna constantemente per rendere loro l'isolamento meno greve possibile. "Abbiamo approfittato del Carnevale per buttarla sul goliardico - prosegue - Durante il martedì grasso abbiamo colorato le mascherine, come se fosse un gioco. Usciamo, andiamo al parco, facciamo passeggiate in bicicletta per intrattenerli. E, per fortuna, siamo riusciti a rasserenarli. Loro sono tranquilli". Domani è di là da venire e si prospettano altre ore in balia dell'incertezza. Tuttavia, Alessandra è dotata di un grande senso dell'umorismo ed interpreta con ironia la condizione a cui è temporaneamente costretta. "Non siamo mica degli appestati, eh! - dice con ironia - Mi sembra tutto molto paradossale onestamente, non è mica la fine del mondo? Anzi, mi stupisce che tutto ciò sia accaduto proprio a Codogno. Insomma, è un paese di interscambio ma di certo non una metropoli. Adesso sembra quasi che tutti siano passati di qua, mi fa sorridere questa cosa. Di positivo c'è che, quest'anno, quando andrò in vacanza e mi chiederanno dove vivo, non avrò bisogno di precisare dove si trova esattamente Codogno".

Sull'esempio di Alessandra, qualcun altro ha riaperto la bottega questa mattina e in giro le persone sembrano tranquille.

Oggi, splende un bellissimo sole.

reazione creativa

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