Coronavirus, il criterio del droplet: ecco la distanza di sicurezza anti-contagio

Il principio stabilisce di tenersi alla giusta distanza per evitare di ricevere le goccioline di saliva che si disperdono nell'aria

Coronavirus, il criterio del droplet: ecco la distanza di sicurezza anti-contagio

Disciplinare in modo unitario il quadro degli interventi e garantire uniformità su tutto il territorio nazionale all'attuazione dei programmi di profilassi relativamente all'emergenza Coronavirus: queste le finalità delle misure previste nel decreto firmato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Gli interventi sono stati dettagliati nello specifico Regione per Regione, tenendo conto delle indicazioni formulate dal Comitato tecnico-scientifico appositamente costituito. In tal senso è spuntata una novità: la "distanza di sicurezza" di un metro. I luoghi di cultura, dopo diverse polemiche, sono aperti al pubblico ma bisogna "assicurare modalità di fruizione contingentata": più semplicemente si devono evitare assembramenti.

La misura in questione è legata al termine "droplet", con cui si fa riferimento al criterio di tenersi alla giusta distanza al fine di evitare che le goccioline di saliva che vengono disperse nell'aria - attraverso uno starnuto, un colpo di tosse, ma anche parlando - possano essere ricevute dagi altri. Una condizione fondamentale per la riapertura dei locali chiusi in via precauzionale. Il significato della parola inglese - diventata ormai la parola chiave dell'emergenza Covid-19 - si può tradurre letteralmente con "gocciolina".

"Difficile da applicare"

Nella giornata di ieri in Vaticano, in occasione degli ingressi a Piazza San Pietro per l'Angelus del Papa, è stato applicato tale criterio: i controlli sono stati effettuati uno per uno mantenendo rigorosamente una distanza di almeno un metro tra tutte le persone presenti. Il medesimo sistema, come riportato dal Corriere della Sera, potrà essere applicato dunque anche nelle chiese e negli esercizi pubblici. Da alcuni è ritenuta una misura "difficilissima da applicare" poiché - come fa notare Stefania Bonaldi, sindaco di Crema - "non è spiegato quale autorità debba garantirne la corretta applicazione" e dunque ciò potrebbe comportare "gravissimi problemi". Ma è l'alternativa all'immobilizzazione a cui abbiamo assistito in questi giorni: ora l'apertura di locali pubblici è condizionata a questa modalità.

Intanto l'Italia è stata praticamente divisa in 3 aree specifiche: alla zona rossa (in Lombardia i comuni di Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D'Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini; in Veneto il comune di Vò) e alla zona gialla (l'Emilia-Romagna, la Lombardia, il Veneto, le province di Pesaro e Urbino, Savona), si aggiungono misure per

tutto il territorio nazionale. In Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e nelle Province di Pesaro-Urbino e Savona è stata confermata la sospensione delle attività didattiche in asili, scuole e università.

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