Coronavirus

"I decessi moltiplicati...". Ora si fa fatica pure a costruire le bare

Assocofani denuncia come impresari delle pompe funebri a volte non hanno i dispositivi di protezione individuale: "L'Inps

"I decessi moltiplicati...". Ora si fa fatica pure a costruire le bare

Per capire il dramma che si sta consumando in Italia a causa del coronavirus vi è una semplice quanto agghiacciante frase proveniente dall’Associazione produttori bare: "Negli ultimi 4 mesi la media dei decessi era bassa, ora i numeri si sono moltiplicati".

Purtroppo, in questo periodo le casse da morto sono utilizzate soprattutto per le migliaia di persone che hanno perso la vita a causa dell’infezione. Numeri altissimi, inaspettati, devastanti. I familiari che non possono dare l’ultimo saluto ai propri cari volati in cielo per quel nemico invisibile che ha dichiarato guerra all’umanità. Dolore che si aggiunge a dolore. I corpi vengono deposti nelle bare e senza neanche il conforto di un funerale, in alcuni, vengono portati lontani anche dai luoghi dove il defunto ha vissuto. Le terrificanti immagini dei camion militari con i feretri degli italiani morti in questa emergenza sanitaria resteranno scolpite per sempre nella memoria del nostro Paese.

Il lavoro per chi produce bare in questo periodo sta aumentando sensibilmente. Il terribile coronavirus non risparmia nessuno. Lungo lo Stivale sono rimaste circa 40 fabbriche, dalle 550 di 30 anni fa, a produrre cofani mortuari. Come spiega all’Adnkronos Marco Ghirardotti, presidente di Assocofani di Federlegno - l'associazione che riunisce le più importanti aziende italiane di produzione di cofani ed accessori funebri che riforniscono le oltre 6000 imprese di onoranze che operano in Italia - attualmente nessun corpo rischia di restare senza una bara perché i magazzini delle aziende sono pieni. "Certo - ha aggiunto - può trovarsi sfornito il piccolo impresario che si approvvigiona di casse cinesi da un distributore locale, invece la vera difficoltà che incontriamo è sulla logistica. Consegnare le bare diventa molto più complicato, stiamo fornendo il nostro prodotto allo stesso prezzo ma i trasportatori non si trovano ed i costi sono praticamente raddoppiati".

Ghirardotti, che è alla guida di una azienda bresciana del settore, spiega che Francia, Spagna e Germania"non hanno più produttori nazionali strutturati e si riforniscono nei Paesi extra Ue e in questo momento hanno carenza di prodotto". Un segnale, questo, di come il virus stia provocando morti anche in questi Paesi. "Un grosso gruppo bresciano sarebbe pronto a spedire i prodotti anche in Spagna, oltre 400 casse potrebbero raggiungere in pochissimi giorni Madrid e Barcellona in caso di necessità", ha aggiunto il presidente di Assocofani che ha spiegato come le importazioni siano complicate attualmente e sta risalendo la fetta di prodotto italiano.

"Nel nostro Paese si contano circa 640mila decessi in un anno, negli ultimi 3-4 mesi la media era molto più bassa, ora con il coronavirus i numeri si sono moltiplicati. Oltre il 50% del nostro fabbisogno, circa 330mila pezzi, arrivano dall'estero il resto viene realizzato da aziende interne: le tre più grandi sono in provincia di Brescia, Verona e Perugia e da sole producono quasi la metà del prodotto italiano circolante", ha spiegato Ghirardotti.

Quest’ultimo racconta come a Brescia sia un continuo via vai di ambulanze. "Qui si sono superati i mille morti, ma nei magazzini dei nostri associati locali si contano oltre 12mila cofani disponibili, e in altre zone d'Italia ci sono magazzini di altre aziende produttrici attualmente riforniti, quindi non è questo il tema".

I problemi, in realtà, sono altri. Il presidente di Assocofani spiega che ci potrebbero essere difficoltà per il reperimento di alcuni materiali, come colle o vernici. E non solo. Perché gli impresari delle pompe funebri a volte non hanno i dispositivi di protezione individuale come mascherine e tute. Questa è un grossa difficoltà in quanto il loro lavoro si svolge a contatto oltre che con le salme anche con i parenti della vittima. "Tra gli addetti a Brescia- ha raccontato Ghirardotti- c'è già stata una vittima ed altre due a Bergamo, si contano alcuni casi gravi e anche noi che interagiamo per lavoro con loro siamo preoccupati”. Pertanto, ha ammesso il presidente di Assocofani, capita che “alcuni impresari si rifiutano di fare i funerali, alcune imprese quando sentono cosa accade a Brescia ci richiamano e ci chiedono di non andare a consegnare".

Ciò potrebbe anche creare anche un problema di natura economica perché, sottolinea Ghirardotti, "spesso le imprese di onoranze funebri sono piccole aziende che si ritrovano ora a dover fare i conti con un numero maggiore di funerali e dunque a dover anticipare spese superiori rispetto al solito”. Per questo motivo, ammette ancora il presidente di Assocofani, per “non lucrare sulle spalle di chi ha già perso una persona cara credo che il governo debba aiutare gli imprenditori: basterebbe che l'Inps creasse un fondo Covid-19 da destinare direttamente a chi ha sostenuto le spese funebri così da aiutare il settore e le famiglie",

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