"È difficile dopo questa esperienza fare un racconto di quello che mi è successo". A parlare è Mattia, il 'paziente 1' lodigiano, primo caso accertato di coronavirus in Italia. Il 38enne, la sera del 19 febbraio scorso, era stato ricoverato all'ospedale di Codogno per poi essere trasferito in condizioni critiche all'ospedale di Pavia. Poi, il 9 marzo ha cominciato a respirare autonomamente.
"Ricordo il ricovero in ospedale a Codogno - ha raccontato l'uomo in un messaggio audio inviato alla Regione Lombardia -. Mi hanno raccontato che per 18 giorni sono stato in terapia intensiva per poi essere trasferito nel reparto di Malattie infettive dove ho rincominciato ad avere un contatto con il mondo reale e a fare la cosa più semplice e bella: respirare".
Il 38enne ha poi lanciato un appello: "Da questa mia esperienza, le persone devono capire che è fondamentale stare in casa. La prevenzione è indispensabile per non diffondere l'infezione. Questo può significare anche allontanarsi dai propri cari e dagli amici perché non sappiamo chi può essere contagioso". Infine, un messaggio di speranza: "Io sono stato molto fortunato perché sono stato curato. Ma ora potrebbero non esserci medici, personale e mezzi per salvarti la vita. Da questa malattia si può guarire. Io devo dire grazie a tutto il personale medico che mi ha permesso di tornare a vivere".
"State a casa, è l'unico modo per evitare che l'infezione continui a diffondersi e che un giorno non ci siano più letti per tutti i malati, come dice Mattia. Ora lasciamolo in pace, lasciamolo riposare. Grazie per il messaggio che ci hai lanciato", ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana commentando le parole del 38enne.
Ora Mattia sta bene e potrà tornare a condurre una vita normale. "È da considerarsi guarito a tutti gli effetti. Lo conferma l'esito negativo dei tamponi", ha spiegato il professor Raffaele Bruno, direttore delle Malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia. Le sue condizioni all'arrivo a Pavia "erano gravissime", ha sottolineato il responsabile della terapia intensiva, Francesco Mojoli. "Lo abbiamo stabilizzato ed è rimasto per diverso tempo in condizioni critiche.
Fortunatamente, come ci si aspettava da una persona giovane, che non aveva comorbidità e anche in forma, a un certo punto ha iniziato a migliorare", ha spiegato. Ora le dimissioni e il ritorno a casa dove potrà riabbracciare la moglie in attesa della nascita della loro bimba.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.