Coronavirus

Coronavirus, isolamento pericoloso quanto 15 sigarette al giorno

Il distanziamento sociale, l'isolamento e la quarantena sarebbero pericolosi quanto fumare 15 sigarette al giorno avverte il professor Stephen Reicher che mette in guardia il governo inglese

Coronavirus, isolamento pericoloso quanto 15 sigarette al giorno

Il professor Stephen Reicher sembra essere sicuro e avverte il governo inglese dicendo che l'isolamento sociale per il lockdown derivato dalla crisi coronavirus è pericoloso quanto fumare 15 sigarette al giorno. Non ha nessun dubbio, e il Telegraph riporta la sua intervista in cui spiega tutte le sue motivazioni. Il governo inglese (come la maggior parte degli altri governi nel mondo) ha chiesto ai propri cittadini di chiudersi in casa, di non uscire fino a nuove disposizioni. Tanti paesi hanno avuto famiglie divise, amicizie separate da questo distanziamento sociale utile affinché il Covid-19 venga bloccato: "Ciò però ha contribuito alla crescita di un altro fattore. Quello della paura", spiega Reicher che continua: "Gli studi hanno confermato che rimanere isolati in casa può accrescere la percentuale di mortalità del 30%. Questa percentuale è molto simile al tasso di mortalità dovuto all'obesità oppure al fumo".

Il professore Reicher è tra gli scienziati chiamati dal governo di Boris Johnson a studiare tutte le strategie utili e sociali per cercare di rendere questo periodo di lockdwon meno pesante per i cittadini: "Il problema del lockdown è l'isolamento: venir tagliati fuori dalla gente è un male sia per la mente che per il corpo. È l'equivalente di fumare 15 sigarette al giorno. Ricordiamolo, l'uomo è un animale sociale. Restare connessi, in contatto è molto importante non solo per la tua mente ma anche per il tuo corpo". Il professore ha riconosciuto l'importanza di rispettare la distanza di sicurezza, ciò fa sì che il virus non si diffonda. È altrettanto importante però trovare nuovi metodi di comunicazione come le video call oppure i messaggi video. Stephen Reicher, che insegna alla University of St. Andrew, sostiene che proprio le video call possono essere viste come una sorta di operazione chirurgica per le persone. Gli studi statistici del governo inglese durante il periodo di isolamento hanno confermato che le interazioni online sono cresciute in maniera esponenziale, ciò dimostra che i cittadini chiamati a restare in casa sono spinti dal livello di solitudine ad andare a cercare nuove vie di comunicazione. Già nel 2015, uno studio americano condotto dalla Brigham Young University aveva fatto notare che l'assenza di rapporti sociali poteva portare ad una morta prematura: "Lo studio metteva in guardia soprattutto le persone al di sotto dei 65 anni, spiegando che l'isolamento sociale poteva portare a problemi di natura cardiovascolare, insonnia, pressione del sangue elevata ma soprattutto fa scendere in maniera drastica le difese immunitarie". Oltretutto, rimanendo chiusi in casa per molti non c'è alcuna possibilità di fare esercizio fisico, nonostante molti paesi diano la possibilità di praticare sport anche durante il periodo di lockdown per il coronavirus.

Lo studio è uscito fuori poiché il goveno inglese conta di portare avanti il distanziamento sociale poiché tutti sono sicuri nel confermare che potrebbe esserci un secondo picco di casi di coronavirus: "Depressione e ansia sono indici di preoccupazione per le persone che riguardano il loro stato mentale. Se si vanno ad analizzare i dati della polizia è possibile vedere che moltissime persone stanno iniziando a rompere le regole, nonostante siamo ancora da poco in isolamento". Il cambiamento nell'accettare, o il non accettare determinate linee guida imposte dal governo per il lockdown "Molto spesso viene visto come un problema psicologico ma non ci si rende conto che è in realtà molto più un problema pratico. Se si osserva il fattore più influente del restare a casa, e poi quello meno influente noteremo che le persone sono anche disposte a restare a casa. Nel momento in cui però realizzano che in realtà devono portare cibo su quella tavola si rendono conto che non possono restare a casa. Loro andranno fuori". Il problema non è dunque di natura psicologica ma pratica.

La soluzione del professor Reicher è soltanto una, il governo dovrebbe intervenire quanto prima e dovrebbe "Richiedere piuttosto che forzare il lockdown" ma, cosa molto più importante, dovrebbe fare in modo che tutti abbiano la possibilità di comunicare almeno online.

Solo così le persone possono riuscire ad affrontare il problema di restare a casa durante la pandemia del coronavirus.

Commenti