Nonostante l'estensione delle misure speciali anti coronavirus in tutta Italia, la situazione negli ospedali continua a essere a dir poco problematica.
La conferma, l'ennesima in un momento delicatissimo e carico di tensioni, arriva dal dottor Antonio Pesenti, il capo degli anestesisti e rianimatori del Policlinico di Milano. Intercettato telefonicamente dall'agenzia Agi, la sua voce è stanca e flebile. Pesenti è il simbolo di una categoria che si trova in prima linea nel fronte della guerra contro il Covid-19 in Lombardia.
Nel corso di una rapida telefonata, il dottor Pesenti riesce a dire solo una cosa, fondamentale per far capire cosa sta succedendo nei reparti di terapia intensiva (e non solo) degli ospedali della regione lombarda. Poche parole che suonano come un ordine drammatico: “State a casa o sono guai seri”.
Nella sua testa e nei suoi occhi ci sono le immagini di interi reparti trasformati in ospedali da campo. Eppure, nonostante questo, la città simbolo dell'Italia, Milano, continua a essere ancora troppo viva. "Oggi ho visto che c'è ancora troppa gente in giro, i negozi sono aperti, non è possibile", ha fatto notare Pesenti.
L'importanza di restare a casa
Dall'entrata in vigore del nuovo decreto, con disposizioni ancora più stringenti e restrittive valide nell'intero Paese, non sembra che la situazione sia cambiata più di tanto, nemmeno dal punto di vista dei numeri sanitari. "Negli ospedali – ha spiegato il dottore - sta andando come ieri. Dobbiamo aspettare e capire che cosa succede". A questo punto la telefonata si interrompe bruscamente perché non c'è tempo neppure per parlare: "Ho troppo da fare, non riesco a stare al telefono, mi scusi".
Nei giorni scorsi Pesenti aveva lanciato un allarme urgentissimo: “Le previsioni mostrano che al 26 marzo potremmo avere in Lombardia almeno 18 mila casi di Covid-19 ricoverati, di cui un terzo in terapia intensiva. Sarebbe una cosa impossibile da gestire”.
"Al momento - dichiarava l'esperto all'AdnKronos - abbiamo tra i 500 e i 510 malati di Covid-19 nelle terapie intensive. I letti totali sono 750-800, abbiamo lavorato per aumentarli del 30%. Anche perché ci sono altri malati che vanno gestiti. Bisogna che reparti si svuotino, ma è una cosa che può avvenire in maniera molto graduale".
Da un punto di vista professionale, Pesenti ha affermato di non aver mai vissuto una situazione del genere nella sua carriera. Un impatto così forte sul sistema sanitario come quello che il nuovo coronavirus sta avendo in questi giorni in Lombardia e nelle aree più colpite dai contagi ha solo un vago richiamo nei ricordi.
La mente va alla famosa "Spagnola": "Mio nonno mi parlava della Spagnola, la grande pandemia
influenzale che colpì tra il 1918 e il 1920, ma erano tempi diversi". Di quello che si sta vivendo oggi negli ospedali, ha concluso Pesenti, "la cosa più brutta è vedere così tanta gente malata tutta insieme".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.