Coronavirus, cosa c'è dietro all'impennata di contagiati in Lombardia

Dai nuovi malati emersi al numero di tamponi e non solo: ecco come leggere ed esaminare il trend del Coronavirus

Coronavirus, cosa c'è dietro all'impennata di contagiati in Lombardia

I dati sul coronavirus che vengono diffusi quotidianamente in merito ai nuovi contagiati sono importanti ma devono essere letti nel modo corretto.

L'andamento della curva, che registra l'aumentare dei casi con il passare dei giorni, è influenzata da due aspetti quasi sempre trascurati. Il primo riguarda il numero dei tamponi realizzati giorno per giorno: più questo valore è alto e più gli infetti aumentano, visto e considerando che i casi sommersi ammontano, secondo gli esperti, a diverse migliaia di unità.

Il secondo aspetto è prettamente pratico. I test effettuati necessitano di essere analizzati. I laboratori di analisi, pur lavorando a pieno ritmo, possono esaminarne più una volta rispetto a un'altra, dando così l'impressione che i contagi possano essere diminuiti o aumentati. Insomma, più si scava in profondità e più si trovano malati.

A questo proposito Paolo Grossi, professore di Malattie infettive presso l'Università dell'Insubria di Varese nonché membro del gruppo di lavoro permanente sul coronavirus del Consiglio superiore di Sanità, ha spiegato al Corriere della Sera che conta prendere in considerazione il trend della curva e non i dati registrati un singolo giorno.

Gli sbalzi della curva epidemiologica, al contrario, raramente dipendono dal numero di persone contagiate dagli asintomatici, visto che “il loro tasso di contagiosità, in base alle conoscenze attuali, è minimo”.

L'analisi del trend

L'esempio emblematico è la Lombardia. Lo scorso giovedì, nella regione, sono stati effettuati 6.047 tamponi, il giorno prima 4.971 e quello ancora precedente 3.452. Tra mercoledì e giovedì abbiamo avuto a che fare con un incremento del 12% di nuovi casi. Perché “i risultati di un singolo giorno non sono significativi. Bisogna esaminare il trend”, spiega il proffesor Grossi.

Da questo punto di vista è utile confrontare le ultime due settimane. A Milano la crescita dei contagi passa da una media del 17% al 9%. Lo stesso discorso vale per Brescia (dal 13% al 6%) e Bergamo (dall'8% al 6%). C'è stato un rallentamento della diffusione del virus anche se, sottolinea Grossi, “mollare sulle misure di contenimento sarebbe una grave imprudenza”.

Grossi ritiene tuttavia che uno screening di massa sulla popolazione, come richiesto da molti, abbia poco senso. Il prof è lapidario: “Il tampone può essere negativo un giorno e positivo quello successivo perché il virus semplicemente era ancora in incubazione. Ciò potrebbe dare false sicurezze, mentre è importante che tutti restino a casa a prescindere. È l’unica vera soluzione per contrastare la diffusione del virus”.

Ma allora, se a contare non sono le cifre giornaliere (ma, come detto, il trend della curva), ha senso che le autorità comunichino i dati?

Io – ha concluso Grossi - trovo corretto che le autorità li comunichino in modo trasparente giorno per giorno, dopodiché la popolazione deve capire che i risultati di un singolo giorno non sono significativi”.

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