Coronavirus

Coronavirus, l'infermiera: "Una madre ha detto addio ai suoi figli col cellulare"

La testimonianza straziante di un'infermiera, che ha permesso a una donna di salutare i figli con una video chiamata. Poco dopo, la paziente è morta

Coronavirus, l'infermiera: "Una madre ha detto addio ai suoi figli col cellulare"

"Un diario dalla prima linea". È il resoconto fatto da un'infermiera di una "giornata tipo", per gli operatori che si occupano di pazienti malati di Covid-19. Infatti, in una lettera inviata al sindaco di Volvera, in provincia di Torino, Ivan Marusich, la donna ha descritto l'incontro struggente con una madre, ricoverata in reparto. È stato il sindaco stesso a condividere la lettera dell'infermiera su Facebook, scritta "proprio per noi, per tutti noi volveresi e non solo, per sensibilizzarci e per farci capire cosa stiamo rischiando".

L'infermiera premette di voler raccontare la giornata che vivono i pazienti contagiati e gli operatori che se ne occupano. "È un sabato mattina di una settimana di allerta Covid-19- inizia a scrivere la donna- Finalmente un giorno di riposo dopo tanto lavoro. Finalmente puoi dedicarti alla famiglia. Per te la quarantena non esiste, non esiste il divieto ad uscire e non è mai esistito. Tu devi lavorare, sei preziosa dicono. E invece no, niente riposo. Arriva la chiamata. Si deve andare. C’è bisogno di coprire turni". Così, l'infermiera va in ospedale, per dare il cambio a una collega, che lavora dalla sera precedente. Da una camera, arriva una chiamata e l'operatrice entra dalla paziente: "Ha un casco sulla testa, si chiama C-pap. Serve per respirare meglio, non ha molte speranze e il monitor al quale è collegata ne dà conferma. Ma la paziente è cosciente, lucida e orientata nel tempo e nello spazio, ma soprattutto sa che sta per morire. Lo sa, lo percepisce e lo sente". E, continua l'infermiera nella sua lettera, "quello sguardo implorante ti uccide. Distogli ogni tanto gli occhi da lei per non morire dentro. Mentre le sistemi i cavi dei parametri vitali, lei ti prende la mano. 'Amore, sei mamma?', 'Si, di due ragazzi', 'Allora puoi capire cosa sto provando?'".

La paziente ha 4 figli, che ha dovuto crescere da sola, visto che è rimasta vedova quando era giovane. Nessuno dei suoi figli, però, ora può entrare per tenerle compagnia, né per prenderle la mano. E non possono farlo nemmeno le nuore o i nipoti: "Io qui, loro a casa. Li chiamo ogni giorno, li sento che stanno soffrendo perché non possono stare con me fino alla fine". Quando il medico entra nella stanza, dice alla donna che dovrà essere intubata presto e che non le resta molto da vivere. E il figlio, che in quel momento l'ha chiamata al telefono sente tutto: "Chiede di poterla vedere per un ultimo, breve saluto. Non è possibile. Il Covid non decide su chi posarsi, si insinua su chiunque. Il medico esce dalla stanza e la signora piange disperata. Mentre è ancora al telefono con il figlio, il figlio piange con lei".

È a quel punto, che l'infermiera decide di dare il prorpio numero al figlio della paziente, per permettergli almeno di vederla tramite lo schermo, cosa finora impossibile, dato che la madre ha un vecchio modello di cellulare: "Radunatevi tutti e quattro, ma proteggetevi con le mascherine. Fatelo prima che potete e poi chiamate in video chiamata questo numero". Quando arriva la video chiamata, l'infermiera passa il telefono alla paziente: "Lei non se lo aspettava ed è felice come una Pasqua e tu con lei. Si parlano un bel po', si raccontano, si dicono ti amo e lei desatura spesso perché si sta affaticando, ma sai il destino nefasto, non te la senti di chiedere di chiudere. Già una volta sono stati obbligati a tagliare, ora vuoi che la decisione sia la loro".

La chiamata dura circa mezz'ora. "Lei aveva resistito solo, per loro per vederli, per salutarli- racconta l'operatrice- Ti prende la mano, ti dice grazie, veglierò su di te, per quello che hai fatto. E fai fatica a non piangere. La paziente si spegne. Decidi di uscire e lasciare ai colleghi il resto. E vedi che, come le procedure prevedono, la cospargono di disinfettante, la avvolgono in un lenzuolo e la portano in camera mortuaria. Sola..sola..i suoi effetti personali messi in triplice sacco nero andranno inceneriti". Il giorno dopo, la salma della donna viene portata via. Uno dei figli è arrivato in ospedale: "Non l'ha più vista da quella video chiamata. Dà indicazioni all'incaricato e vanno via, la sua macchina svolta a destra, la salma va a sinistra... sola. Non ce la fai, quello è troppo. E se fino ad ora non avevi pianto, ora non ce la fai".

Dopo una giornata del genere, le lamentele sulle misure di contenimento, come se "la quarantena fosse un castigo anziché una protezione".

Ma il Covid-19 non toglie solo la libertà, ma anche la dignità, senza che il paziente possa lamentarsi, conclude l'infermiera.

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