Coronavirus

Coronavirus, rivolta dei medici "Tamponi solo ai calciatori...?"

In Italia, quasi una persona su dieci positiva al Coronavirus è un operatore sanitario: i camici bianchi non sono stati sufficientemente tutelati nella prima fase dell'emergenza. Le Regioni corrono ai ripari promettendo tamponi anche agli asintomatici e maggiori dispositivi di sicurezza

Coronavirus, rivolta dei medici "Tamponi solo ai calciatori...?"

Quasi una persona su dieci, incredibile. In Italia, Il 9% dei casi positivi al Coronavirus è rappresentato dai medici. Il numero è enorme: sono più di cinquemila gli operatori sanitari contagiati tra medici ed infermieri così come il resto del personale degli ospedali, dai tecnici delle radiologie a chi fa le pulizie.

Ed il bilancio, che si aggrava quotidianiamente, ha assunto un epilogo tragico per 24 di loro che non ce l'hanno fatta a superare la malattia. Come ha anche sottolineato ilGiornale, sul sito della Federeazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), è riportato l'elenco dei camici bianchi uccisi dal Covid-19, doveroso omaggio a chi ha combattutto in prima linea per far guarire il prossimo anche a costo di rimetterci la vita.

Medici non tutelati

È chiaro che, di fondo, sono stati commessi molti errori: perchè gli operatori sanitari non sono stati tutelati a dovere visto il doppio rischio che correvano, per sè stessi e per gli altri? La polemica è incalzante. "C'è il termoscanner nelle stazioni e negli aeroporti e non c'è negli ospedali" ha osservato il presidente dell'Ordine dei medici di Forlì, Michele Gaudio.

Tamponi soltanto ai sintomatici

"Fanno i tamponi ai calciatori ma non ai medici e infermieri": è una delle frasi che si sente più di frequente tra i camici bianchi. Loro, che stanno costantemente a contatto con i pazienti positivi, sia in corsia che negli studi, se asintomatici non hanno avuto la possibilità di essere sottoposti al test ed è qualcosa su cui riflettere a lungo perchè un pericoloso veicolo di trasmissione del virus viene proprio dagli asintomatici che hanno, involontariamente (perchè non tutelati), contribuito a diffondere il contagio.

Carenza di tamponi e mascherine

A parte qualche comportamento imprudente, un altro grave problema è stata la mancanza dei dispositivi di sicurezza, vale a dire mascherine e tute di protezione. A scoppio ritardato, però, si sta correndo ai ripari con le Regioni che hanno annunciato molti più tamponi a medici, infermieri ed operatori sanitari.

"Solo nella Capitale abbiamo 84 medici positivi: due sono ricoverati in osservazione, gli altri sono in isolamento domiciliare. Per fortuna non sono gravi, ma è evidente che qualcosa non ha funzionato - fa notare Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma - c'erano poche mascherine e non sono stati eseguiti sufficienti tamponi. Se non si proteggono gli operatori, non si proteggono neppure i cittadini".

Test "rapidi"

L'assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D'Amato, ha confermato: "Stiamo facendo più tamponi a medici, infermieri e operatori. Quando saranno pronti i test rapidi che si stanno sperimentando al Gemelli, sarà ancora più semplice controllare tutti coloro che si trovano nei posti più a rischio".

"A giudicare dalle innumerevoli narrative e dalla mancata esecuzione dei tamponi a tutti i professionisti e gli operatori sanitari, il numero ufficiale fornito dall'Istituto superiore di Sanità è ampiamente sottostimato - afferma il presidente della fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, la quale sta raccogliendo i dati sul personale medico ed infermieristico contagiato - un mese dopo il "caso 1" di Codogno, i numeri dimostrano che abbiamo pagato molto caro il prezzo dell'impreparazione organizzativa e gestionale all'emergenza.

Sollecitiamo l'esecuzione dei tamponi a tutti i professionisti e operatori sanitari, nonché l'integrazione delle linee guida Iss per garantire la massima protezione a chi è impegnato in prima linea contro l'emergenza coronavirus".

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