Coronavirus

Il Cts paventa il lockdown: "Rispettate le regole o tra due settimane chiude tutto"

Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico aveva chiesto di coinvolgere maggiormente i medici di base. L'accordo è stato raggiunto

Il Cts paventa il lockdown: "Rispettate le regole o tra due settimane chiude tutto"

Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, in una intervista al Corriere ha fatto il punto sulla situazione che l’Italia sta vivendo in questo momento. Prima di tutto ha spiegato che è quasi legittimo che il governo critichi le indicazioni del Cts, ma che invece non è lo stesso se le accuse arrivano da pseudo esperti. “Imputare al Cts responsabilità di una situazione figlia delle sofferenze imposte al sistema sanitario italiano nei decenni passati è, non solo scorretto, ma direi disonesto. Dov’erano questi esperti di gestione delle emergenze dell’ultima ora, quando venivano tagliati ospedali pubblici e letti di terapia intensiva, quando la politica penalizzava il sistema di sanità pubblica. Non ricordo le voci di questi nuovi urlatori di professione alzarsi forti per denunciare i tagli” ha tenuto a precisare.

Cts inascoltato dal governo sul trasporto pubblico

Il nuovo Dpcm varato lo scorso sabato, 24 ottobre, sembra trovare l’appoggio di Miozzo che ha definito le norme racchiuse al suo interno necessarie per la situazione che stiamo vivendo nel nostro Paese. Ha anche sottolineato che le stesse misure sono state poi adottate anche dalla Germania. La decisione di chiudere i ristoranti alle 18, secondo Miozzo, è stata data dal fatto che il compito del governo è quello di portare la popolazione al rispetto del distanziamento, arrivando così a ridurre i possibili rischi di contagio. La decisione insomma sarebbe arrivata come ultima spiaggia per evitare un eventuale lockdown nazionale. Miozzo ha poi asserito che dallo scorso 18 aprile il Cts ha chiesto di attuare ogni misura possibile per ridurre i picchi di utilizzo del trasporto pubblico. Sembra però che i tecnici non siano stati abbastanza ascoltati dal governo, nonostante i 20 verbali scritti dal Comitato per sollecitare un nuovo concetto di mobilità. Evidentemente però si è preferito chiudere i ristoranti, le palestre e i teatri.

Sulla richiesta di Walter Ricciardi, membro Oms e consulente del ministro Speranza, di un lockdown almeno parziale, arrivata a poche ore dalla firma del Dpcm, il coordinatore ha spiegato: “Stimo molto Walter Ricciardi, di cui sono amico, ma lui è esperto di sanità pubblica, questa emergenza mi ha insegnato che le decisioni di giungere al lockdown includono anche valutazioni relative alla sicurezza, all’erogazione dei servizi essenziali, all’economia. Io non ho tutti questi strumenti di valutazione e invidio i colleghi capaci di fare valutazioni così complesse dal chiuso del reparto dove dovrebbero assistere i loro malati”.

Miozzo: "Coinvolgere i medici di base"

Secondo Miozzo in questo momento le strutture ospedaliere stanno subendo una pressione che non sarà a lungo gestibile. In particolare, questo vale per gli ospedali che si trovano in zone che ancora non si sono del tutto organizzate con percorsi speciali dedicati ai pazienti Covid. A questo proposito, per cercare di aiutare, Miotto ha avanzato l’idea di coinvolgere i medici di base e i pediatri, dando loro tutti i mezzi per lavorare in sicurezza, sia i materiali di protezione che gli strumenti diagnostici. Attraverso l’accordo da poco siglato delle Regioni con i medici di famiglia e i pediatri, si potranno snellire le operazioni diagnostiche sui possibili contagi e sui controlli. I cittadini potranno quindi fare i test rapidi con il loro dottore. Molti medici però si rifiutano. Il loro contributo è però ritenuto essenziale e per averlo verranno messi condizioni di sicurezza, ospitandoli anche in altri spazi, qualora i loro studi non fossero abbastanza grandi. Vergognose le file interminabili ai drive in.

Due settimane di tempo per decidere sul lockdown

Su questo, il coordinatore del Cts ha spiegato che “le Regioni stanno intervenendo attivando subito tutte le risorse del sistema nazionale. E poi dobbiamo promuovere, insistere, fare tutto il necessario per avere tutti sul proprio cellulare l’applicazione Immuni”. Anche a costo di obbligare la popolazione ad avere l’applicazione. O meglio, coloro che vogliono entrare in certi luoghi, come l’università, devono averla, altrimenti non possono accedervi. Una limitazione della libertà personale, ritenuta però necessaria da Miozzo che ha sottolineato che, con una notifica dell’app Immuni scatta l’isolamento del soggetto positivo e si va così a interrompere la diffusione del virus.

Miozzo si è definito un fautore della scuola al 100 %. Secondo il suo parere è molto più coraggioso mantenerle aperte e adattare il sistema a questa esigenza, piuttosto che chiuderle nuovamente. Serviranno almeno due settimane per sapere se le misure adottate servono a far calare i contagi. Dopo questo tempo verrà presa la decisione se andare ad adottare un intervento più radicale e maggiori restrizioni, sulla riga di quello attuato la scorsa primavera.

“Solo con il rispetto rigoroso delle regole, il lockdown potrà essere ricordato come una brutta esperienza del passato”.

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