La domanda che circola tra gli addetti ai lavori è soprattutto una: salterà o no l'udienza di Papa Francesco che è prevista per mercoledì? Il Vaticano deve confrontarsi con il coronavirus.
La Santa Sede, come qualunque organizzazione, sta mettendo in campo soprattutto due tipi di misure: quelle che servono a preservare la salute dei cittadini residenti e non e quelle che invece coadiuvano la non diffusione del contagio. E allora è possibile immaginare che le celebrazioni previste, almeno per questa settimana, vengano rivisitate. Probabile, insomma, che la prossima udienza pubblica salti. L'Angelus di domenica, invece, potrebbe svolgersi in modo naturale. Vedremo. Oggi è il giorno in cui è stata resa nota un primo caso di positività: si dice si tratti di un consacrato lombardo, ma la conferma non c'è.
Considerando quanto sta accadendo nel Belpaese in questi ultimi giorni, era scontato che pure dalle parti della Santa Sede cercassero d'intervenire nel migliore dei modi e con tempestività. Alcuni appuntamenti già calendarizzati da tempo, com'è noto, sono saltati. E pure Jorge Mario Bergoglio, che risultava essere "raffreddato" ed "indisposto", ha preferito evitare di presenziare a determinati eventi. Uno su tutti: il summit con i parroci romani presso la Basilica di San Giovanni in Laterano. Il Santo Padre, in questi ultimi giorni, ha continuato tuttavia a ricevere le persone che doveva incontrare in udienza, presso la sua casa di Santa Marta.
Ora si pensa soprattutto alla Pasqua, dove sarà necessario prestare un' attenzione certosina, soprattutto nel caso la situazione emergenziale dovuta al coronavirus non dovesse risolversi per il meglio entro la prima metà di aprile. Prima delle festività, però, c'è almeno l'udienza generale dell'11 marzo. Quella è la prima data da prendere in considerazione. E bisogna che anche le autorità ecclesiastiche individuino la strada migliore affinché tutto proceda senza che le persone si accalchino troppo. Le autorità civili, del resto, hanno spiegato bene come gli assembramenti possano influire sulla diffusione della epidemia.
Le Messe, in alcune località italiane, sono state sospese. Alcune chiese sono state chiuse. Il segno della pace? In alcune realtà diocesane è stato vietato. Sui social si dibatte parecchio anche dell'accesso al sacramento della comunione: alcuni cattolici vorrebbero che, nonostante tutto, l'eucaristia venisse garantita. C'è un contesto nazionale, ma ne esiste pure uno strettamente leonino.
Stando a quanto riportato dall'Adnkronos, allora, si può anche ipotizzare che anche il Vaticano adotti lo streaming alla stregua di una prassi temporanea. Intanto, però, sono arrivate le prime disposizioni. Dopo la sospensione dell'attività degli ambulatori, che è dipesa soprattutto dall'emersione di un primo caso di positività, spicca tra tutte la direttiva riguardante gli eventi: quelli con la partecipazione di "personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità", risultano essere "sospesi". Come ripercorso anche da IlMessaggero, gli interventi posti in essere sono allineati con quanto deciso dall'esecutivo italiano. Dalle limitazioni agli accessi, ai consigli sanitari, passando per il metro di distanza che deve essere garantito all'interno della manifestazioni: tutto, insomma, va di pari passo con quello che sta accadendo in Italia.
La formazione? Sospesa a sua volta. Così com'è accaduto per le nostre scuole ed Università. I viaggi? Meno se ne fanno meglio è. Le sanificazioni sui trasporti? Già avviate. Il Vaticano sta alzando un vero e proprio muro.
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