Coronavirus

Coronavirus, la lettera sfogo del malato: "Basta con la cattiveria"

"Spero di avere le spalle forti per sopportare tutta la cattiveria che sapete esprimere"

Coronavirus, la lettera sfogo del malato: "Basta con la cattiveria"

La paura e la disinformazione sul coronavirus hanno fatto perdere il controllo della situazione. Il panico e la paura di ammalarsi hanno messo in evidenza la cultura dell'odio della nostra società. Questo ha creato una gogna sui social nei confronti di chi, purtroppo, ha contratto il morbo.

È quanto accaduto nei confronti del primo paziente in Puglia. Un uomo di 33 anni di Torricella, un Comune in provincia di Taranto, che è stato a Codogno, il Comune lombardo focolaio della malattia, per andare a trovare la mamma malata di Alzheimer ricoverata in un centro specializzato.
Noi de "ilGiornale.it" non riveleremo la vera identità del paziente per non violare la sua privacy nel rispetto della "Carta europea dei diritti del malato".

Lui, però, sul giornale locale "ManduriaOggi" ha voluto pubblicare una lettera che sembra quasi il grido di dolore di chi da un giorno all'altro ha visto la sua vita cambiare, ha dovuto affrontare un virus sconosciuto e oltre a questo ha dovuto subire la gogna sui social di chi lo vede come un untore e di chi si è scagliato contro il suo medico, Giuseppe Turco, temendo una diffusione del morbo nel piccolo paese nel Tarantino.
"Rivolgetevi a me. Cosa c'entra Giuseppe Turco con la mia persona se non per il fatto di essersi subito attivato per un suo concittadino? Perché ve la state prendendo con tutti: io sono in attesa ho fatto il secondo tampone e sto bene, voi sapete tutto ed io ancora devo avere conferma. Sono io la persona che più odiate in questo momento, il primo caso del Coronavirus in Puglia." esordisce Giovanni (nome di fantasia, ndr).

L'uomo racconta, poi, nella sua missiva rivolta ai lettori pugliesi, il suo viaggio a Codogno con tanto di date e orari di arrivo dei suoi voli. Si era recato in Lombardia, come detto, per trovare la mamma ricoverata in un centro medico specializzato. "Lei sta tutt'ora male e non l'ho più potuta vedere" dichiara disperato l'uomo che oggi avrebbe bisogno di un conforto materno.
Mentre era in provincia di Lodi, ospitato dal fratello, Giovanni ha appreso dalla tv "che tutto il paese era bloccato." e continua " Abbiamo chiamato per conferma e comunque non ci siamo più recati lì (dove la mamma è ricoverata). Un giorno prima di partire ho chiamato i numeri messi a disposizione, mi hanno detto di partire perché non sono stato a contatto con le persone malate. Per una premura mia abbiamo chiamato il medico di base di mia cognata il 23 febbraio che mi ha mandato la mail con tutte le indicazioni che ho seguito alla lettera e nella quale diceva che, essendo io asintomatico, potevo partire, ma in via precauzionale di mettermi in quarantena. Ho preso il volo Easy Jet del 24 alle ore 15 da Malpensa e sono partito: nessun blocco nessuna strada chiusa nessun controllo all'aeroporto. Come sono arrivato ho contattato i vigili, non sapendo quale fosse la situazione. Mi è stato riferito che, dovevo stare in un periodo di quarantena anche se non ho avuto nessun contatto con mio fratello. Ho poi informato il dottor Turco che si è messo subito a disposizione contattando tutti gli organi competenti e confermando la quarantena. Non mi sono più mosso. Durante la notte ho sentito i brividi, ho controllato la febbre e ho informato subito Turco il quale ha avviato immediatamente le procedure. Vivo isolato, ma evidentemente non abbastanza e spero di avere le spalle forti per sopportare tutta la cattiveria che sapete esprimere. Scatenatevi dai, potete qui dire e giudicare tutti. Voi avreste fatto ciò che ho fatto io: queste erano le direttive. Spero solo che adesso ho saziato la vostra immonda curiosità.

Ora potete pure sfogarvi!".

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