Psicosi coronavirus in Senato: il viceministro diventa "untore"

Nel mirino Sileri (M5s), di ritorno da Wuhan. Evitato dai colleghi

Psicosi coronavirus in Senato: il viceministro diventa "untore"

Paura e delirio a Palazzo Madama. E, per una volta, non c'entrano la politica e i tormenti della maggioranza. Ma il coronavirus. È tutto tragicomico ma assolutamente vero. E tipicamente italiano. Partiamo dal personaggio principale: Pierpaolo Sileri, classe 1972, medico chirurgo, viceministro pentastellato alla Salute. Nei primi giorni di febbraio, in piena emergenza pandemica, Sileri s'imbarca su un volo per la Cina. Destinazione Wuhan, obiettivo: riportare in Italia i connazionali ancora presenti nella città epicentro del virus. Il 4 febbraio Sileri atterra a Roma, trionfante per la missione portata a termine. Pensa di essersi lasciato il peggio alle spalle, ma non sa ancora cosa lo attende. A Palazzo Madama colleghi e compagni di partito iniziano a evitarlo, le pacche sulle spalle diminuiscono, le strette di mano scompaiono, quando lo incontrano cambiano strada. Lo osservano in tralice e tengono le distanze. E tra i senatori inizia a girare una voce, un'ipotesi, un sospetto. «Ma se Sileri è stato in aereo con il paziente italiano che ha il coronavirus, come fa a non averlo anche lui?». E scoppia il caos. Nella testa dei senatori si delinea chiaramente una convinzione: Sileri è un untore, non ha adottato le giuste precauzioni e infetterà tutti i senatori della Repubblica italiana, quindi va evitato. Sì che i parlamentari vanno tagliati, ma mica con il virus. Non è dato sapere se qualcuno abbia avanzato l'ipotesi di costituire una squadra di monatti, ma non ci sentiamo di escluderlo. Sileri, agli occhi dei colleghi, ormai è come il malato di Aids con l'alone viola dell'ansiogeno spot anni Novanta.

Il panico si diffonde: basta un colpo di tosse o uno starnuto del povero viceministro per mettere in fuga senatori, commessi e dipendenti di Palazzo Madama. Perché, come è noto, la paranoia si diffonde molto più velocemente delle malattie. E non ha un antidoto.

C'è già chi immagina l'intero Senato in quarantena, il governo infetto, la routine parlamentare bloccata per settimane, lo scandalo sulle pagine dei quotidiani di tutto il mondo con gli italiani che fanno la solita figura da cioccolatai, infettandosi da soli. Tutti hanno paura, ma nessuno fiata. Sileri se ne accorge e si spaventa, inizia anche lui ad avere qualche dubbio e si confida con gli audaci colleghi che, probabilmente vestiti da astronauti e tappezzati di mascherine, ancora gli rivolgono la parola.

I sussurri si fanno sempre più intensi fino ad arrivare alle orecchie della seconda carica dello Stato: Maria Elisabetta Alberti Casellati. E pure il presidente del Senato, giustamente, si spaventa a tal punto che giovedì, al termine del question time, prende da parte il diretto interessato e il premier Conte per avere delucidazioni. Loro la rassicurano, ma ormai tra gli scranni regna il terrore. Gli ipocondriaci si danno già per spacciati e anche i più razionali, alla prima congiuntivite, mettono mano al testamento. Venerdì Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, finalmente rompe il silenzio: «Mi chiedo preoccupata - e lo feci presente inascoltata lunedì sera al vertice di Palazzo Chigi - perché lo stesso Sileri non è stato sottoposto alle stesse misure precauzionali, visto che ha trascorso molte ore insieme al giovane contagiato. È una domanda che mi sento di porre alle autorità sanitarie, e spero di essere rapidamente rassicurata».

Tutti gli inquilini di Palazzo Madama - anche quelli che in pubblico stigmatizzano la schiettezza della senatrice azzurra - tirano un sospiro di sollievo: finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di chiedere spiegazioni.

In serata arriva, tramite Facebook, la tanto agognata e temuta replica del viceministro. Sileri assicura di essersi sottoposto a tutti gli standard previsti dai protocolli e annuncia alla Bernini: «Il tampone del sottoscritto e il test per il nuovo coronavirus è Negativo. Quindi serena.

Possiamo salutarci anche con contatto e magari tutti insieme andare a cena in un ristorante cinese, così conosci la mia famiglia e, sono sincero, mi farebbe piacere». Tutto torna al suo posto: Sileri recupera la sua vita sociale e il Senato riprende la sua sonnolenta attività. Ora i senatori sono tranquilli, gli italiani un po' meno.

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