Coronavirus

Coronavirus, rinviato il Vinitaly

La 54esima edizione del Vinitaly di Verona, prevista tra il 19 e il 22 aprile, è stata rinviata dal 14 al 17 giugno

Coronavirus, rinviato il Vinitaly

Era nell’aria. La 54esima edizione del Vinitaly di Verona, prevista tra il 19 e il 22 aprile, è stata rinviata dal 14 al 17 giugno. La decisione degli organizzatori è stata presa in un contesto preciso: l’allarme per il Coronavirus ha già cancellato il ProWein di Dusseldorf dal 15 al 17 marzo (uno dei più importanti hub commerciali per ciò che riguarda l’enologia mondiale). Inoltre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva sconsigliato lo scorso 29 febbraio i cittadini americani a recarsi in Italia e in seguito aveva alzato ai massimi livelli l’allerta sia nei confronti dei voli verso l’Italia e sia in quelli provenienti dal Bel Paese. Diverse compagnie aeree nelle ultime 48 ore hanno bloccato i voli Usa-Italia. “In considerazione della rapida evoluzione della situazione internazionale che genera evidenti difficoltà a tutte le attività fieristiche a livello continentale, Veronafiere ha deciso di riposizionare le date di Vinitaly, Enolitech e Sol&Agrifood dal 14 al 17 giugno 2020, ovvero nel periodo migliore per assicurare a espositori e visitatori il più elevato standard qualitativo del business”.

Così Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere in chiusura del Consiglio di amministrazione della Spa, riunitosi oggi. “Vinitaly, insieme ad OperaWine – ha proseguito il direttore generale –, si svolgerà quindi in un contesto temporale in cui grandi eccellenze del made in Italy, quali Cosmoprof e Salone del mobile, per esempio, avranno il compito di rilanciare con forza l’attenzione dei mercati internazionali e l’immagine dell’Italia. In questo frangente ringraziamo le aziende per la fiducia che ci stanno dimostrando”. Lo scorso 26 febbraio gli organizzatori, il cda di VeronaFiere di concerto con il presidente di Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Verona Federico Sboarina, avevano cercato di dare un segnale positivo confermando le date di aprile. Uno slancio generoso che però si è presto scontrato con l’eventualità di una pioggia di disdette soprattutto dall’estero che avrebbero sortito un effetto contrario in casi di apertura dei cancelli del Vinitaly domenica 19 aprile. Da qui la decisione di rinviare tutto. Alla Fiera di Verona si attendevano 4.600 aziende espositrici, oltre 40 Paesi, 400 eventi a Verona in quattro giorni.

L’edizione 2019 ha visto la partecipazione di quasi 150mila persone che hanno di fatto raddoppiato la popolazione di Verona. Un afflusso troppo importante per le incertezze legate all’emergenza sanitaria. La forza del più grande salone di vini e distillati al mondo è stata, soprattutto negli ultimi anni la presenza di buyer dall’estero, circa 33mila l’anno scorso, con Sati Uniti e Cina nella top five dei Paesi di provenienza. Il presidente dell’Associazione Italiana Sommelier Antonello Maietta sembrava aspettarsi un rinvio, ma non cede al pessimismo: “Non ci sono solo positività o negatività in questa scelta obbligata di spostare il Vinitaly. Certo è un vero peccato. Ma giugno può essere un mese altrettanto valido, anzi i vini sono più pronti, più nel pieno della loro maturità espressiva. Ad esempio a Bordeaux l’Expo la fanno a giugno. Certo non è periodo da trattative commerciali, la gente il vino l’ha acquistato, soprattutto gli agenti. Ma vini con una prontezza gustativa più piena possono superare questa criticità. Magari sarà possibile incuriosire più consumatori, allargare la platea. Certo sono evidenti le incognite legate al fatto di spostare un evento che per oltre mezzo secolo si è sempre tenuto tra marzo ed aprile in tutt’altra parte dell’anno”. Eddy Furlan è una leggenda per i sommelier italiani, è presidente emerito dell’AIS. Campione nazionale nel 1980, ha fatto il suo primo Vinitaly nel 1970, la quarta edizione del Salone internazionale. Veneto doc, del Montello trevigiano, nelle vene gli scorre più prosecco che sangue (è la zona della DOCG Asolo). Ha appena saputo del rinvio, è abbastanza colpito: “Ci sono tante altre occasioni dove si trovano assembramenti di persone, capisco la prudenza, ma il danno d’immagine sul breve periodo c’è. Certo, magari spostare il Vinitaly a giugno potrebbe dare risalto alla degustazione. Ad esempio i prosecchi a giugno potrebbero essere più pronti. Ma parlo da veneto della Marca trevigiana. Temo le reazioni per il grande pubblico che potrebbero essere diverse da quelle dei degustatori, dei tecnici e degli addetti ai lavori. Meno possibiliste. È davvero un’incognita. Certo meglio rinviare che annullarlo del tutto. Il vino è portabandiera dell’agroalimentare, è la nostra linea del Piave. Certo, da veneto questo rinvio mi rattrista. Ma stiamo a vedere”. In termini di export il vino italiano ha raggiunto un volume di 6,4 miliardi di euro nel 2019, superiore alla domanda interna, con tassi di crescita negli ultimi 5 anni superiori alla Francia. Ora l’intero comparto trattiene il fiato: e spera che da un Vinitaly in apertura dell’estate possano giungere comunque segnali positivi.

Appuntamento con il 54° Vinitaly alla Fiera di Verona dal 14 al 17 giugno.

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