Coronavirus

Coronavirus, ora rincarano anche ortofrutta e pesce

Negli ultimi giorni, probabilmente a causa dell’emergenza coronavirus, il prezzo di diversi prodotti di stagione sarebbe aumentato anche del doppio. Rincari anche sul pesce

Coronavirus, ora rincarano anche ortofrutta e pesce

Il timore dell’aumento dei prezzi di alcuni prodotti in questo periodo segnato dall’emergenza coronavirus sembra essersi materializzato. Almeno in alcuni mercati di Roma.

A riferirlo è Il Messaggero che segnala come oggi, ad esempio, le arance e le mele costino anche 3 euro al chilo. Per lo stesso quantitativo di peperoni e broccoli, invece, l’acquirente deve sborsare 3,50. Soltanto sull'ortofrutta, la crescita media dei prezzi si aggira tra il 20 e il 30 per cento in più. Peggio va a quanti desiderano portare a casa dell’altrettanto nutriente pesce: le alici vengono vendute a 12 euro al chilo, circa il doppio rispetto a qualche settimana fa.

Qualcuno potrebbe chiedersi se gli aumenti riguardino solo quei prodotti di fine stagione, come le arance Navel. E invece no. Perché il rincaro si estende anche a quelli la cui raccolta è appena iniziata. I prezzi delle mele sarebbero quasi raddoppiati tanto che sono passati dall’euro che si deve sborsare all'ortomercato ai circa 2 euro, o addirittura 3 se si tratta di fuji, al banco. Per non parlare dei broccoli e dei fagiolini che, negli ultimi giorni, hanno segnato anche un +40%. Rincari, seppur molto più contenuti, ci sono stati anche per cipolle e patate: per questi due prodotti si segnalano solo 10 centesimi di aumento. Zucchine e carciofi, invece, sostanzialmente non hanno visto l’incremento di prezzi.

Dalla terra al mare. Quello del pesce è un mercato che sta risentendo pesantemente della chiusura dei ristoranti. La domanda è calata e così grandi pescherecci si sono arresi e hanno sospeso il lavoro. Attività che, invece, sta proseguendo per i piccoli pescatori: le alici, come già scritto, hanno visto raddoppiare i prezzi mentre le seppie e le pezzogne segnano un +5%. Senza nessuna variazione degna di nota è il costo del pesce di allevamento.

Ma a gettare acqua sul fuoco delle polemiche per gli aumento dei prezzi è Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del Centro Agroalimentare di Roma, il più grande d’Italia, che ammette che "siamo in presenza di normali oscillazioni dei prezzi dovuti alla domanda e all'offerta" ma non si può parlare apertamente di rincari generalizzati."Occorre sempre sottolineare – ha dichiarato Pallottini - che i prezzi monitorati dal noi al Car sono all'ingrosso e che il mercato è comunque un luogo competitivo".

Ma i rincari si potrebbero spiegare anche con quanto avviene nella filiera, cioè tra gli ortomercati e i rivenditori finali. "Sono cresciuti soprattutto i prezzi delle arance, sparite negli ultimi giorni, o delle mele Fuji le cui scorte si stanno ultimando. Ma sono molto convenienti i carciofi rispetto al passato. Quanto è l'extracosto previsto per il nostro passaggio della filiera? Considerando il costo dei trasporti, direi una quindicina di centesimi", ha affermato Mario, titolare di un magazzino sull'Aurelia. Una motivazione giusta? Diversi esercenti non concordano con tale tesi. Qualcuno racconta che i rincari si registrano già dai grossisti.

Sia come sia, l’altro problema riguarda le attività commerciali di Roma fermate dal decreto legge per contenere l’epidemia di coronavirus e che obbliga alla chiusura tutti quei locali considerati non essenziali. Nelle ultime ore sono arrivate alla Prefettura 1.200 richieste da parte di imprese romane che vogliono restare aperte nella Capitale. È possibile che presto partiranno i controlli congiunti da parte della Guardia di Finanza e della Camera di commercio per le valutazioni dei casi.

La chiusura delle attività è un grave danno economico che il coronavirus sta creando all'Italia.

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