La Corte Ue adesso gela Uber: "Serve licenza come per i taxi"

Uber, pur rappresentando un’idea innovativa, rientra nel settore dei trasporti, con la conseguenza che può essere obbligata a possedere le licenze e le autorizzazioni richieste dal diritto nazionale. È questa la conclusione dell’avvocato generale Ue Maciej Szpunar secondo il quale Uber "non beneficia del principio della libera prestazione dei servizi garantito dal diritto dell’Unione ai servizi della società dell’informazione. Secondo l’avvocato generale la piattaforma elettronica Uber è una piattaforma elettronica che consente, con l’ausilio di uno smartphone munito della relativa applicazione, di richiedere un servizio di trasporto urbano nelle città raggiunte da tale servizio. Il servizio offerto dalla piattaforma Uber deve essere qualificato come servizio nel settore dei trasporti. Ne consegue che l’attività di Uber non è retta dal principio della libera prestazione dei servizi nell’ambito dei servizi della società dell’informazione e che è soggetta alle condizioni per l’ammissione dei vettori non residenti ai trasporti nazionali negli Stati membri".

Parole chiare che potrebbero chiudere le porte ad Uberpop, l'app contestata dai tassisti che consente a chiunque di poter svolgere le stesse mansioni con l'auto privata. Insomma il verdetto che arriva dall'Ue potrebbe di fatto un punto a favore dei tassisti. E adesso arriva il commento della stessa Uber che a quanto parte non ha intenzione di cambiare i suoi piani: "Abbiamo ricevuto il parere e attendiamo ora la decisione finale, nel corso dell’anno.

Essere considerati una società di trasporto non cambierebbe il modo in cui molti Paesi europei già oggi regolano le nostre attività. Ci auguriamo, tuttavia, che questo non rallenti i necessari processi di aggiornamento di leggi datate che impediscono a milioni di europei di accedere a corse affidabili con un semplice clic".