Cronache

"Così gli abruzzesi hanno salvato un simbolo della regione"

Manuela Cornelii, pescarese doc e responsabile nazionale dei progetti per il sociale dell’Associazione Italiana Sommelier spiega cosa è successo nel terribile rogo che ha colpito la sua città

"Così gli abruzzesi hanno salvato un simbolo della regione"

Taci./Su le soglie/ del bosco non odo/ parole che dici/ umane: i versi di Gabriele D’Annunzio sembrano purtroppo tornare drammaticamente attuali dopo la giornata di passione vissuta da Pescara ieri, domenica 1 agosto. Gran parte dei 53 ettari del parco D’Avalos sono andati in fumo a causa di un incendio scoppiato in diversi focolai. Per quanto “La pioggia nel pineto” composta dal Vate tra il 1902 e il 1903 si riferisca al suo soggiorno estivo in un’altra pineta storica, quella della Versiliana, in Toscana. La pineta pescarese fu intitolata al figlio più illustre della città nel 1912, dopo che vi era stata allestita la messinscena della tragedia pastorale di D’Annunzio “La figlia di Iorio”, manifesto culturale dell’Abruzzo. Nasceva così la Pineta Dannunziana. “Non avevo mai visto una cosa del genere. Mi sento di definirla la giornata peggiore di Pescara dopo il bombardamento del 31 agosto 1943 con il quale gli anglo- americani rasero al suolo la città. Evidentemente questo è un mese nefasto per noi pescaresi”. È sconvolta Manuela Cornelii, pescarese doc e responsabile nazionale dei progetti per il sociale dell’Associazione Italiana Sommelier. Vive da sempre a Pescara.

Cosa è successo ieri, dottoressa Cornelii?

“Nel pomeriggio ha iniziato ad alzarsi un’enorme colonna di fumo nero come il catrame. Soffiava un forte libeccio da sud-ovest, c’erano quasi 40 gradi di temperatura. Ero con alcuni amici sulla spiaggia a nord del fiume Pescara. Come incolumità fisica non abbiamo rischiato nulla. Ma abbiamo capito subito che la cosa era grave, stava bruciando un cuore storico della città, quello a sud. Il Villaggio Alcyone, che si trova proprio a sud della pineta, è stato evacuato per qualche ora”.

Che cos’è la Pineta Dannunziana per un pescarese?

“Un simbolo per tutti noi pescaresi, come un parente stretto. Era il sito più rappresentativo per identificare Pescara come città dannunziana. I pini marittimi, i pini d’Aleppo, meravigliosi, erano il polmone di Pescara. Mi sento come se quell’incendio avesse bruciato una parte dei miei ricordi: tante passeggiate con la mia famiglia, con i miei figli quand’erano piccoli o quando faccio un po’ di sport. Hanno bruciato l’album dei ricordi dei pescaresi”.

Un luogo molto vissuto dai pescaresi, dunque…

“Si organizzano sempre molte iniziative, soprattutto d’estate, per i bambini e i ragazzi, per educarli a conoscere e a rispettare l’ambiente nel quale viviamo tutti”.

Purtroppo ieri le fiamme non hanno colpito solo Pescara. Incendi hanno distrutto la vegetazione anche a Punta Aderci e in diversi punti lungo la Costa dei Trabocchi…

“La Costa dei Trabocchi è un altro luogo rappresentativo per tutti gli abruzzesi. Tra l’altro una lunga pista ciclabile e altri interventi hanno reso quell’area teatina molto appetibile per i turisti. Rocca San Giovanni, la pineta di Vallevò, San Vito, Fossacesia. Tra l’altro è fiorita una ricezione gastronomica che è cresciuta particolarmente in questi ultimi anni”.

Come con gli eventi sismici anche questa volta gli abruzzesi hanno dimostrato la loro tempra?

“C’è stata una grande solidarietà. Sulla Pineta Dannunziana un intervento massiccio di elicotteri e canadair, ma molti cittadini hanno dato una mano agli evacuati, mentre nella zona dei trabocchi si sono mobilitati i cittadini, diversi ristoratori, come hanno potuto. Ma ci sono stati incendi anche a Casalbordino, Farindola, Bolognano”.

L’Abruzzo ha dato prova di impetuose risalite. Ce la farà anche questa volta con Pescara e la Costa dei Trabocchi ferite dalle fiamme?

“Ci potremo risollevare! Pescara ha nel sangue il guizzo della rinascita, lo slancio dell’ottimismo. Un problema lo affrontiamo senza mai piangerci addosso. Tutto condensato in un detto famoso…”

Quale detto?

“Lo recito in pescarese: nu’ sem nu’, nu’ sem quill che, quann passem, la gent dice ess quiss”, cioè noi siamo noi, quelli che quando passiamo la gente dice: ecco questi. Eccoci: siamo pescaresi”.

Ieri è come se fosse bruciata una parte di un’immaginaria biblioteca dannunziana e quindi una sezione di un’ideale biblioteca della letteratura italiana. Poche ore fa vigili del fuoco hanno bonificato l’area a sud di Pescara.

In buona parte della Pineta Dannunziana purtroppo restano scheletri anneriti e ancora fumanti di pini e altri alberi. Ma questa città saprà risollevarsi: perché nu’ sem nu’…

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