Cronache

"Così i ladri mi hanno rubato vent’anni di lavoro"

Pietro Caravello, 35 anni, raccoglie i cocci- non solo metaforici- del furto con scasso subìto dal suo esercizio “La cantina del sommelier”, nel cuore di Milazzo

"Così i ladri mi hanno rubato vent’anni di lavoro"

“Ancora devo capire quante e quali siano tutte le bottiglie di vino che mi hanno rubato…”. Voce affranta, quel sentimento di violazione che prova chi subisce un furto e viene privato di un pezzo di vita e di affetti. Pietro Caravello, 35 anni, raccoglie i cocci- non solo metaforici- del furto con scasso subìto dal suo esercizio “La cantina del sommelier”, nel cuore di Milazzo, costa settentrionale della Sicilia. Un’idea Caravello, tra l’altro delegato di Messina e provincia per l’Associazione Italiana Sommelier, se l’è fatta: “Un furto su commissione. I ladri hanno preso Masseto, Solaia, Sassicaia, Biondi Santi e Quintarelli. Quindi Chianti Classico, Merlot, Cabernet Sauvignon, Brunello, Amarone. Tutti grandissimi vini. Solo la Magnum di Amarone 2004 costa oltre mille euro. Il Masseto annata 2010, ne avevo 6 bottiglie, è considerato da alcuni il miglior vino al mondo dopo il Petrus”. I danni di un primo inventario si aggirano sui 45mila euro. “La beffa è che l’assicurazione contro il furto copre sotto il 25% di questa cifra. Ma non è tanto il danno economico, i soldi lavorando puoi rifarli. Mi hanno rubato vent’anni di lavoro, un’opera iniziata da mio padre Salvatore che mi ha avviato a questo mondo meraviglioso. Vent’anni di rapporti con le aziende produttrici, vent’anni di sacrifici, vent’anni di storia della mia famiglia. Molti dei vini che mi hanno rubato non posso richiederli alle aziende, né voglio comprarli su internet senza conoscerne lo stato di conservazione”.

I ladri sono entrati nella notte da un giardino confinante con il negozio, hanno rotto il vetro di una finestra, il vento che spirava quella notte ha coperto i rumori. Hanno agito con calma, hanno falciato l’erba alta che rendeva difficoltoso l’attraversamento del giardino. “La cantina del sommelier” più che punto vendita di vini di alta gamma era un presidio culturale: “La gente veniva in visita, era un posto che dava prestigio a Milazzo. Alcune bottiglie non erano nemmeno in vendita”. Non è esagerato per questo riferire di affetti feriti. Da trent’anni i vini pregiati italiani e internazionali sono diventati anche dei “beni rifugio”, le bottiglie come opere d’arte o preziosi da detenere per far sì che il valore commerciale aumenti. Lo scorso marzo la polizia sgominò una banda di pugliesi responsabile di vari furti in Emilia, tra cui 16mila bottiglie di vino per un valore di oltre 100mila euro. Nello stesso periodo da un noto wine bar di Taormina erano sparite 230 bottiglie di vino, un furto da 40mila euro. In quel caso i ladri avevano tentato il classico “cavallo di ritorno”, un riscatto di 15mila euro. Ma la denuncia dei proprietari del wine bar fece scattare le manette ai polsi dei ladri-sequestratori. Intanto a Milazzo il lavoro di Pietro Caravello continua (la famiglia è proprietaria anche una bottiglieria vicino all’enoteca saccheggiata).

Ma certamente non potrà proseguire come prima.

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