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Così il Pd perde la sua "riserva"

Il Pd ha perso un altro ormeggio. Non è una stagione di certezze, ma il partito di Zingaretti vede svanire tutti i punti di riferimento

Così il Pd perde la sua "riserva"

Il Pd ha perso un altro ormeggio. Non è una stagione di certezze, ma il partito di Zingaretti vede svanire tutti i punti di riferimento. Giuseppe Conte va a fare il volto moderato dei Cinque Stelle. È la mossa di Grillo per cercare di ridare stabilità a un movimento sfilacciato da rancori e malumori. Lo fa senza chiedere conto a nessuno, con un vertice senza troppa trasparenza e dove Beppe segna la distanza dal figlio dell'altro fondatore. Grillo e Davide Casaleggio non hanno la stessa visione e uno ormai è di troppo. Conte è la leva da cui ripartire.

È lo stesso Conte che, per una parte del Pd, rappresentava un patrimonio da non sprecare. Non è un segreto che l'ex premier per più di qualcuno avrebbe dovuto essere il candidato di punta della sinistra per le future elezioni politiche. Avrebbe dovuto arrivarci da presidente del Consiglio, poi Renzi ha fatto deragliare i piani. Zingaretti, pur con Draghi a Palazzo Chigi, non aveva però rinunciato a vedere Conte come una risorsa fondamentale. L'importante era tenerlo al caldo come riserva nobile della sinistra.

L'investitura di Grillo cambia il colore della partita. Adesso Conte ha un ruolo. È il capitano dei grillini. Questo per lui significa avere una visibilità, un presente, una dimensione. Non consumerà la sua popolarità restando lontano dai giochi, come un pensionato precoce o un pretendente che cerca un'occasione ancora troppo lontana. Conte non è più il personaggio d'area, non iscritto al movimento, che per una serie di coincidenze si è ritrovato a guidare prima un governo con la Lega e poi con il Pd. Non ha più senso neppure la sua dichiarazione d'amore al popolo grillino recitata in piazza il giorno dell'avvento di Draghi: «Per voi ci sono e ci sarò sempre». Adesso non c'è più il voi. Adesso Conte è i Cinque Stelle. Il suo è un «noi» e un «io».

Conte non è più il nome dove far convergere gli interessi dei due partiti. Non è il punto di incontro di una sinistra che va da Leu ai Cinque Stelle con il Pd come pilastro. Quello che doveva essere l'architrave della nuova sinistra disegnata da Zingaretti ha spostato il suo baricentro. Tutto questo cambia la prospettiva e non rende più facile l'alleanza.

Il tempo delle elezioni è lontano. Si può anche immaginare che Conte sia il candidato della sinistra. Resta però una domanda: davvero il Pd accetterebbe un ruolo ancillare? A quel punto non sarebbe più il Partito democratico a raccogliere intorno al suo nome ciò che resta di un movimento fuggiasco. Sarebbe invece un Pd a trazione grillina, con Zingaretti come liquidatore.

A quel punto in tanti pregheranno per il ritorno a casa di Renzi.

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